Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

Differenza sopportabile: accostamento doppiamente , curioso . Perché l'attributo sembra assegnare peso e spes. : sore a ciò che invece, intuitivamente e immediatamente, richiama il vuoto, il bianco, il buco, l'incolmabile - in · una operazione che dichiara esplicitamente il desiderio di ricuperarla sotto le categorie del sensibile. Ma soprat­ tutto perché, fintanto che« resta legata alle esigenze della rappresentazione, la differenza non è e non può essere · pensata in sé» 1 • Non si sopporta l'impensabile, a meno di scriverlo . come traccia, scarto amabilmente doloroso nella mate­ rialità del corpo. Per così ricadere, di nuovo, inelutta- bilmente, nel silenzio. Inversamente la nostra si vorrebbe -che parli, semmai sussurri o balbetti, perché non può tacere, perché ovunque parla, perché non è la « diffe­ renza in sé», perché più è piccola e più canta, più è bim· ba e più è bella, perché non teme la rappresentazione percorsa da un presentimento del senza fine, del senza · fondo : una piccola differenza nella smisurata ripetizione , della morte. . Differenza, identità e altro. Il diniego della differenza prelude sempre alla ripeti· zione compulsiva di rinnovate, arcane differenze. E' il - destino del desiderio. (S)frega il desiderio slittando a colmare la mancanza -verso impossibili congruenze; la mancanza rinvia all'as. senza dell'oggetto, ed è questa assenza che attiva la rap­ presentazione.« La rappresentazione è un'esca, una lusin­ ga, ma almeno permette il raggiro dell'attività psichica, è avantutto mediazione» 2 • (S)frega anche il pensiero? Non si vuole (non si può) - evidentemente identificare pensiero e rappresentazione, ripristinando vetuste teorie psicologiche che considera- 103

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