Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

fìttatore della realtà». Artaud sembra qui presentire quel che diventerà l'ideologia dei « colletti bianchi» della borghesia, del revisionismo, come li definisce M. A. Macciocchi: tecnocraticismo, burocraticismo, fetici­ smo dell'economia, misconoscimento dell'importanza della lotta ideologica... - Lotta contro la divisione del lavoro, che perpetua la divisione della società in classi. Punto fondamentale di cui il revisionismo non vuole sentir parlare e con ragione! Artaud: « ... vi è nel mondo attuale una formi­ dabile inintelligenza tra le opposte facoltà dello spirito e della materia (...), rivalità tra il lavoro delle mani e quello della testa (...). Coloro che lavorano con le pro­ prie mani hanno dimenticato di avere una testa; e colo­ ro che lavorano con la testa generalmente si rattristano, credendosi sminuiti, quando son costretti a lavorare con le loro mani (...) . Che le élites smettano di credere nella propria superiorità». Nessuna traccia in Artaud dell'élitismo e/o operaismo che si rinviene nei surrea­ listi, e oggi nei revisionisti, per i quali spetta al prole­ tariato far ritorno sulle posizioni piccolo-borghesi e non il contrario. - Lotta contro il dogmatismo. Contro il non-rispetto di una autonomia relativa delle pratiche significanti. Per una differenziazione dei livelli delle pratiche. Neces­ sità d'un lavoro sulla lingua. Mao Tse-tung: « E' impos­ sibile mettere il segno uguale tra la politica e l'arte (...). Noi dobbiamo in politica e in arte condurre la lotta su due fronti (...). Molti (compagni) tendono a trascurare l'aspetto artistico delle opere, debbono dunque vigilare per elevare il livello artistico della loro arte (...). Il mar­ xismo abbraccia il realismo in letteratura e in arte, ma non può sostituirsi ad esso..., le formule dogmatiche vuote e aride distruggono le nostre disposizioni crea­ trici, e non solo esse, ma in primo luogo il marxismo stesso». Artaud: « Non dobbiamo rinunciare a nessuna 84

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