Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

lico sognato da Breton, né il sistema di pensiero da vil­ laggio folcloristico tanto caro al redattore in capo della « Nouvelle Critique ». Esso è prima di tutto, e qualun­ que sia l'interesse per le sue pratiche significanti, un luogo politico. Se Artaud si appassiona ai Veda, non per questo dimentica che l'India è in piena decadenza, che è uno stato dotato di un sistema politico e sociale fra i più arcaici del mondo, che essa si « addormenta nel sogno di una liberazione che non è valida che dopo la morte», egli non dimentica che la Cina è in guerra, che la minaccia del fascismo giapponese incombe su tutto l'Estremo Oriente, ed egli sa, d'altronde, quale ideologia reazionaria sottenda gli scritti vedici, cabali­ stici, alchimistici e altri. E' curioso come oggi sembri che si vogliano privilegiare testi come Il Teatro e il suo doppio, o i Tarahumara a detrimento degli ultimi testi che ci mettevano in guardia contro un ritorno della mistagogia e della stregoneria. « Tutto questo linguag­ gio esoterico e cabalistico degli Iniziati, scrive Artaud nel 1947, non è che una grande porcheria (...) Il gran Lama fa cagare (...) L'ano di tutta una setta di bonzi infami si applica, impiastrante e defecante, sul mio proprio viso». Dal « papa accettabile, papa al sommo dell'interiore» ch'era il Dalai Lama nel primo « adres­ se» destinatogli, egli diventa nel secondo « il sudicione, colui che non ha glottide in bocca, ma nient'altro che un culo nel cervello », « scimmia rimbecillita d'innei­ tà», uno « di quei loschi dal culetto di gonfiato», « spi­ rito francese semplicemente orientalizzato ». Quanto al Bardo-Thedel è paragonato, per i suoi effetti comatosi di stato paludoso plaque all'eletrochoc. Mao Tse-tung: « Coloro che s'inchinano... a studiare il canone confu­ ciano, l'antica morale e le vecchie idee, e che si oppon­ gono alla cultura nuova e alle idee nuove, sono altret­ tanti rappresentanti di quella cultura: la cultura impe­ rialista e la cultura semifeudale». 79