Pensiero e Volontà - anno III - n. 16 - 10 ottobre 1926

382 .PENSIERO E VOLONTA' imparato a scrivere il francese; Sainte-Beuve, il più· schifiltoso degli accademici, pensava che la· Rua. co1Tispondenza fosse il più notevole dei .suoi scritti; in lui la natura vinceva l'arte. Ma se le sue lettere supera,no i suoi libri, dove pur sempre egli doveva prendere un'attitudine, neL l'intin1ità ancora più libero superava le s:ue lettere. . , Prigioniero, si sarebbe detto che la sua voce s.cuotesse le mura della carcere; intendendolo, nessuno pensava che fosse sequestrato-; le inferriate, le porte, i ohia vistelli sembravano tele di ragno, nei più tristi momenti trovava la parola e l'idea che capovolgevano la situazione e assicuravano la ribellione: facile all'invettiva. , non trascendeva mai alla villania; avido di di• scussioni, ·non perdeva mai un momento con chi scioccamente s' ingann~, ed aveva tal modo di rispondere accettando inopinatamente le aecuse che i più ostinati ·dovevano accorgersi che giunge l'istante in cui le bandiere sono carte da giuc< J o i delitti politici colpe - immaginarie. La frase gallicamente incisiva mai glì mancava e dava :forma inaspettata ai suoi giu. dizi. Quando Lamennai~ l'offende, dice sdegnosamente: [!'est un cagot repenti_; quando Victor Hugo scrive: Napf!teon le petit, osserva che strozza un fatto immenso, riducendolo alle dimensioni di_ una personalità; di P. Leroux, apologista della donna, diceva che meritava di , essere 1nandato a Charenton colle sue comari; un giorno il marchese di Larochej aquelin gh par la della propria nobiltà, ed ìo, signor marehese, glì risponde, conto quattordici quartieri di paesanismo autentiçamente provati con processi giudiziari. Quel vezzo eh~ gli faceva deridere la teologia come la scienza delll'infinitamente assurdo si riproduceva con inesauribile originalità nei menomi particolari della con· versazione, e fece poi dare il nome di Proudho- . niano ad ogni_suo scritto risolutamente ribelle e meditato al difuori dei luoghi comurni della politica e della democrazia. La sua probità aveva il c~rattere delle sue opinioni, s'immedesimava con la sua missione, avrebbe creàuto di tradire e di tradirsi mancandovi menomamente. Sempre angustiato. 8empre nelle strettezze, paga, anticipa, distri:- buisce con precisione le. sue misere somme; re- . sta amico e degli stampatori suoi consociati " dei fratelli Gauthier di Lyon s:uoi padroni, e . trova mezzo di venìre al soccorso dei suoi compagni, di sollevare la famiglia,e quando si vo- -!P.vaproibire una commedia che· lo éopriva di ridicolo, assicur.ava egli stesso la piena libertà all'autore ed agli attori; quando gli si vollero • BibliotecaGino Bianco dare co1npensi. per un disegno di ferrovia, rifiutò con semplicità antica; restò sempre al suo posto, e chi poi l'avesse ·visto in casa, dove in presenza dei :figli, era chiamato padre dalla. moglie, cui dava sempre· il nome di madre, si·· sarebbe çreduto nel tempo dei Patr.iarchi. Non aveva che i difetti delle sue qualità, non poteva moderare la frase, nè togliere le pagine compromettenti, nè ascoltare gli amici, cui prem,eva restasse l'ibero e qualche volta s'irritava contro la loro prudenza. Benchè tutto dedito alla discussione e nemico d'ogni violenza, lo trovate su di una barricata il 24 febraio: nemico dj Dio, lo vedete combattere gli atei quasi gli pesi gli tolgano un avversario degno di lui Ma invano lo- si dice sofista, egli resta sempr~ l'uomo della sua tesi in mezzo ai contrari e s1 burla degli illibati', degli scrupolosi, d·ei :formalisti, e non esita a sposare ma.damigella Piégard colle form.alità cattoliche, perchè non si crede in diritto di tormentare la di lei coscie·nza. Del resto nell'azione giunge il niomen ~o, in cui si fa e non si fa, si esita, e se deve rettificarsi egli per il primo lo dichi&ra e con voce tonante· in un suo seri tto dice : « No, M.. · Senard, io non sono un vile come l'avete detto .ìn piena assemblea, ma fino all'insurrezione di' giugno io non sono stato che u"n imbecille come voi e tanti altri ». Proudhon ci lascia in oggi un alto insegna· mento. e se prima poteva esser materia di curiosità, dopo l'invasione diventa parte integrante del moto francese. Sia pure considerata la sua dottrina come uno scandalo; inta:nto rappresenta lo scandalo costante di ogni .oppo. sizione francese sempre nemica della monarchia, sempre quasi repubblicana, anti-unitaria. federale e ilei tempi dellà Lega e nei tempt dell'ammiraglio Ooligny e degli Ugonotti éhf (lhiedevano le città dj sicurezza, e all'epoca deì Duchi di Borgogna che decomponevano la Fran eia, e alle epoche anteriori, sia dei Baroni nemici della regina Bianca, sia della tregua di Dio che era una federazione, s_ia finalmente dej Normanni invariabilmente ostili a1 centro -d; Parigi. Come tutte le passate opposizioni quella. del tribuno bisontino è antifrancese, e se i Normanni erano amici dell'Inghilterra, gli uo min~ della Lega alleati della Spagna, gli Ugò~ notti militarmente affratellati col protestantismo germanico, . egli vuole schiantare la monarchia dalle radici e l'odio suo contro Parigi gli. inspira le parole forse già pronunciate da. Calvino. da Coligny, dai Normanni e dai Duchi di Borgogna nelle loro insurrezioni. E' triste per me - scrive egli - di abitar~

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==