Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926
260 PENSIERO E VOILONTA' I .. ogni lavoratore un'esistenza umana,. a nes•su, no l'agiatezza oziosa, a tutti la coltura dello spirito, e in cui il lavoro sia -0noràto di fatto, non a false parole, e la giustizia sia una realtà, non una larva, e la libertà sia un bene di tutti, non un vantaggio d'aleuni, e l'eguaglian– za - quanto lo cons 1 ente la cecità della for– tuna - sia una verità e non un'irrisione 1 Ohe sia davver.o un sogno una società nella quale, davanti. a ogni moltitudine di persone d'ogni condizione, si posf!!a dire : - In quesrta folla non c'è uno che viva del frutto delle fa– tiche altrui, non uno che possa trarre il ben.e · pr-oprio dal male degli altri, non c'è un ordine di cittadini che disprezzi l'altro e lo minacci o lo tema o ne viva separato come da un ·abis– so: questa è una accolta di persone,• tutte ci– vili, strette da un patto comune, che ne fa una sola grande famiglia, non un branco di belve in veste d'uomini, che tirano a div'orarsi fra loro, non un'accozzaglia di selvaggi inver– niciati di civiltà, in cui infuriano tante cupi– digie, tanti odii, tante invidie, tante scellerate passioni da disgradarne un inferno 1 Ohe debba essere un sogno una società in cui ogni onesto lavorat.ore possa dire, guar– dandosi intÒrno : - Questi sono i miei alleati e i miei fratelli_; io non tolgo nulla a nessu– no, nessuno usurpa nulla a me ; questa terra dove son nato è retaggio comune; tutta que- ' sta civiltà, tutta questa ricchezza non è pri– vilegio d' alcun•o, ma è nostra, appartiene a loro, a me, ai loro ~gli, a quanti la crearono e la fecondano col pensiero, con le braccia e col sangue 1 Ohe una cosa così semplice, cosi giusta, così bella, debba essere un sogno 1 EDMONDO DE AMICIS. Lutti nostri Ci giunge dagli Stati Uniti la notizia di due perdite dolorose. Sono morti due ottimi compagni: DOMENL CO FORTE e VINCENZO MAIOGLIO. Il primo dimorava a .Chicago ed era tra t piii devoti compagni di quella città ...Vittima di un accidente automobilistico è morto, alla età di 42 anni, dopo tre giorni di straziante a,goniç1,. Il secondo, il Maioglio, morto a 53 anni, era un nostro vecchio compagno ed amico, che noi avemmo occasione di vedere tante volte p'rimo 'al rischio e a.I sacrificio. o Vada alle famiglie ed agli am1c1 l'espressio– ne de] nostro profondo dolore. * * * SAVONA. Giovedì scorso si è spento 1\ compagno carissimo PIO ROSSI, un umile un semplice un fermo convinto del nostro ' ideale. In tutta la sua vita mai ha piegat~. un momento, mai un istante ha tentennato, come mai ha cercato nascondere le sue convinzioni sotto comodi eufemismi, anche quando la rea– zione infuriava. Anzi in un processo subìto al. l'epoca delle persecuzioni crispine, tnsors~ contro il suo difensore il quale, per ottenere l'indulgenza dei giudici, lo prospettava loro come un ingenuo illuso che mal comprendeva la portata delle sue a:ffermazioni di anarchismo. La sua coscenza ·nobile e schietta si rivoltò e, interrompendo l'oratore, riaffermò altamente la sua :fede e la sua avversione all'ordinamento borghese, sdegnando i mezzucci del leguleio: So·no anarchico, disse, e lo sono per convin~ zione profonda, maturata e ribadita da molti anni di riflessioni e di osservazioni. Io non vo_glio nè pietà, nè giustizia, poichè non rieo– nosc(} in voi di giudicarmi. Naturalmente ven. ne condannato e scontata la pena inviato A domicilio coatto in quella Tremiti che i vecchi compagni ricordano per i lunghi anni di sof~ ferenzP. in essa trascorsi e pel sangue di Ar– gante Salucci che quell',arido scoglio ha ba– gnato. La vita di Pio Rossi fu tutta un e~empio di costanza, di fede e ,cl.i altruismo e -meriterehibe ( di essere presa ad esempio. Sfinito dal lavoro, più che_setta;nrenne, ma,– lato, non avendo nè famiglia, nè redditi, per · auanto i compagni mai lo avessero abbandona– ·to. venhe accolto nell'Ospizio dei Poveri, o-ve, è deceduto dopo quasi due anni di degenza in un misero lettucéio di infermeria, fermo nellà sua fede e convinto e;he nulla potrà fermare il destino dell'umanità. Or,ni volta che una autorità esteriore s'in– carica d'imporre l'obbedienza a esigenze che hanno origine nell'ordi-_,,,,edella natwra, l'ob– bedienza a tale autorità esteriore si sostituisce al!' obbedienza alle esigenze naturali.· ERBERTO SPENOER ( «L'Evoluzione della morale»).
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