Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

PEN~IERO E ~VOLONTA' 203 La~i1rn11ione 1 r Drnanizmione anarchica all'estero Il mio a1·ticolo sull'« idea anarchiéa dell'or– ganizzazione » del· numero · scQrso rni ha pro– curato' alcuni consensi che- mi han fatto molto piacere ; ma pi'ù dei co'nsenei mi gioya oggi qualche nota di• dubbio, se non di dissenso, che mi dà modo di spiegarmi meglio e di ap– plicare al caso pratico. le idee. che la volta passata dicevo da un punto di vista generale e teorico. V'è un amico, per esempio, .che da Parrgi mi sc_rive: « Sì, ·per l'Italia ·tu hai ragione-, e ·finchè ero costà ho partecipato alJe nostre organizzazioni; ma qui è un'altra còsa: qui· vi sono tanti buoni compagni che a solo parlar: di organizzazione si_ irritano '.e coi quali in~ vece è necessario. andare d'accordo per tante ue~essità contingenti. Io preferisco, qui, non parlare·· di organizzazione per cooperare alla maggiore unione possibile fra anarchici di tutte - le tendenze ». Bisogna precisare che per · organizzazione _il mio amico intende la « Unione Anarchica I– taliana », di cui egli ·era qui uno degli ele– menti più attivi, a differenza di me, - e lo ..dìco perchè egli potrebbe purtroppo rimpro– verarmene non del tutto a torto, - costretto I• come sono da parecchio tempo per circostanze ambientali e personali ad a,derirvi · appena sp~ritualmente- e ad occuparmene solo per di– fenderla nei giornali. Ma forse per questo mi viene più sp_ontanea la -domanda se, cre– dendo buo~a una cosa, ci si debba rinunciare proprio là dove le circostanze avverse non .esistono o sono di molto minori !... -Nel discorso dell'amico mio, pur così breve, trvo una infinità d'argomenti di :discussione, Lasciamo da . parte quelli che sarebbero una ripetizione del mio articolo precedente, fra cui primo che .la pratica. dell'organizzazione libertaria come la sua propaganda non sono una parte secondaria ma precipua, del1e più ·importanti, della . dottr-ina anarchica; e ri- nunciarvi equi varrebbe, sec@ndo me, ad una · vera e propria transazione coi nostri princi pt. Forse il mio amico lontano è t~oppo domi– nato dal timore dei dissensi. Ma io non cà– pisco come si possa temer_e dèi dissensi di. metodo, quando si sia dispòsti a discutere con senso_ di lealtà e spir~to· di amicizia. Ciò -che danneggia è la discussione astiosa, che su P· pone sempre una malafede e· subdole inten– zioni nel contradditore, .non quella che,presup- _pone la reciproca sincerità e la comune inten-. zione ·di giovare alla stessa causa. Io non sono certo un tiepido· sostenitore della conce– .zione socialistica e organizzatrice dell' anar– chismo; c'è anzi chi mi ritiene su ciò· un settario. Ad ogni modo io ho ·sempre .difeso iJ mio punto di vista con calore senza stan– carmi mai; · eppure ciò non mi ha. impedito d'essere amico di più d'un individualista ed antiorganizzatore, non solo,, ma - senza ce– ~ere d'un pollice sulla .mia tesi_ - ·non mi ha impedito di cooperare con qualcuno di essi intorno a diverse iniziative, anche lun– ghe. di cultura,_ di propag~nda e di · azione libertaria. - Anche in Italia vi" sono, e non soltanto al– r estero, ottimi compagni che dissentono da noi· su· questa• questione dell'organizzazione, e · .più ancora ce n'erano in passato; ma ciò non ci ha impedito di fare la nostra organizza-, fi-.one, · nè impedisce a'i p,iù volenterosi o che n'hanno la possibilità di .-parteciparvi ancora. Ciò d'altra pç1,rte non ha- mai .impedito at compagni organizzati .di rimanere in ottimi rapporti· con gli altri ed anche di accordarsì" in separata· sede con essi per al tre inizia ti ve o più particolari o più_ generali. Non_ capisco perchè a11'estero debba· essere « un'altra co– sa ». Forse perchè fuori gli avversari .dellà organizza,zione sono (o sembrano) più nume– rosi 1 Ma allora è maggiore la n·ecessità della propaganda e dell'esempio che li· convinca dell'errore; e aste_nersene sarebbe un opportu– nismo che non· serve a nulla. Chè., se mai, se qual~he ragione potesse esservi per soprasse– dere: su qu,esta questione, essa sarebbe più ·plausibile in Italìa che fuori.. Il fa.tto. che. vi siano. dei· compagni che cc a . solo sentir parlare d'organizzazione (o della U .. A. I.) si irritano » dimostra che c'è una maggiore ·necessHà di fare tra loro una spe– ciale propaganda anarchica, che li reri:;u ~àa 0;on soltanto in lip.ea . teorica che· 1,' an·archia è un ideale di organizzazione, come dicevo. n,1! numero scorso,. ma .eh~ l'irritarst, perchè 1 dei compagni· di te~denze diverse sostengono in proposito· determinate idee (e· cercano pe-r 00nto Joro di applicarle), è una incoerenza la quale contr3iv_viene a. quei priJ;1.cipio di sa– na tolleranza recipro"ca, senza; di cui ogni cpn~ vivenza_ e cooperazione ana1;ohica si ,rende· rebbero praticamente irnpossibHi. Come sl:t– rebbe infatti possibile accordarsi su gualsiasf cosa, anche ottima, con gente che pretendesse per ciò che. rinunciassimo ·:;t sostenere certe date idee o· ci ast~nessiino dal _fare altre· cose che ad essi non .piacciono 1

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