Pensiero e Volontà - anno III - n. 5 - 8 aprile 1926

PENSIERO E VOLONTA' L' incomprensiol).e, 'quella almenò deìla quale più mi occupò in questo momento, a danno della corrente s'ocialistica e organizza-• tdce dell'anarchismo, che raccoglie i'ad~sione della grande maggioranza degli anarchici ita– lia.ni benchè dalle circostanze posta in. condi- ' . zioni materiali di. difficile esplicazione, - tale incomprensione si. manifesta sia verso le persone; sia verso i· fatti, sia verso le idee. Lasciamo d~ parte l'in'comrrensione :verso· le persone, chè il discuterne è• inal~gevole e poco simpatico. Ma essa è .evidente, quando si ve– dono a carico· di Tizi0 o Gaio accampare so– f-\petti d'intenzioni deviatrici o magari rin:n'.e– gatrici1 senza alcuna ·base positiva; quando sì manifesta la più acre 'ostilità .contro questa o quella iniziativa, solo perch,è si sa che vi a,derisce quafoup.o verso cui si nutrono ingiu– ste prevenzioni; e talvolta rerchè s'immagina che una data iniziativa si debba proprio a chi viceversa non c'entra. affatto! Ma, ripeto, Ia– seiamo da par~e questioni di tale specie ...., .La incomprensione dei :fatti non è· la meno deleteria, tanto dei fatti pi-h vicini come dì quelli passati. ·Nqi leggiamo delle volte delle cl'itiche dei nostri metodi di lotta, che si ba– sano su elementi .di. :fatto o 'molto. inesatti ·o del tutto inesiste_nti e completainen~e · imma– ginarii.. Sentiamo citare, per esempio, come prove contro l'organizzazione anarchica delle circostanze riguàrd·anti l' Unione Anarchica Italiana, l'alleanza del lavoro, il fronte uni– co, « Umanità Nova», ecc.. le qua.li circostanze si sono svolte in modo completamente dive_rso od opposto da come si crede, e che se fossero · conosciute e comprese nella, loro· realtà prove~ r E>bber 0 proprio il. contrario di quel che si vuole. La stessa cos·a si dica per fatti assai più vicini nel tempo, dei quali" noi non ab– biamo la medesimc;1, possibilità di occuparci · che ne hanno coloro che da lont~no ne possono parlare con ì.;, massima e più ljher.'.1 abbon– danza ma ne parlano basandosi:arnai più sulla loro i~maginazio_ne preco_ncetta che sulla real-· tà effettiva. Mi riferisco qui alle -cose rigua.rdanti .spe– cificamente il nostro mo-llimento; mà purtrop– po non di rado questa incomprensione speci- · fica,· che chiamerò interna, si complica . éon unl), . incomprensione generica della reale si– tuazione · nostra locale. Allora -ogni discussio– ne o polemica· fra chi. è dentro e chi è fuori e viceve:r:sa diventa praticamente impossibile, perohè gfi. uni partono· dalla reàltà ~ffettiva. mente osservata da· vicino e gli altri. da quel– la che essi immaginano che la realtà sia. La \ ignoranza dei fatti (non tanto degli avveni– me~ti presi a sè che si apprendono dai giornali quanto· delle realtà interiori che li determi– n_an0 o accompagnano) fa sì che ai fatti re.ah si sostituisca .il proprio desiderio o l'immagi- . nazione. Il· che è perfettamente naturale ed inevitabile; ma quello che è erroneo e può di• ventare assai ingiusto e pericoloso, è il far da ciò scaturire un giudizio, o peggio la con• danna di quel che fanno i compagni ·che sono sul posto; è il trarne motivo di critica e dì •denigrazione di. un movimento determinato, di un metodo, di una teoria. For.se sù questo terreno ·non guasterebbe un senso di maggiore riserbo da p_arte ·dei nostri amici, a noi avversi, di fuori; i quali do– vrebbero capire come possa in tanti casi es– ~ere difficile o "impossibile il dire come stan– no le cose che lor danno materia p.i critica. Allor'a, sul terr~no della polemica, noi siamo nella troppo incomoda posizione di un uomo completamente inerme costretto a battersi con un avversario armato fino ai denti! Ma la incomprensione maggiore è quella dei sentimenti e delle idee. Spesso si vede in noi un senso di ostilità ·o di avversione, dove invece non c'.è e non ci vuol essere che la più obiettiva espressione di una éonyinzione assai antica. Oppure .si scorge un sintomo di dedizione, di t 1 ·ansigenza, di contatti impuri, cl.i patteg– giamenti, ecc: dove la più assoluta intransi– genza n"elle idee e nei metodi non è che cir– condata da quel riserbo e da quella castiga– tezza del linguaggio polemico, resi necessari dalle circostanze e imposti dalla necessit?, im– pellente e assillante · di non giovn.re in· rnodo concreto ai terzi... incomodi. Noi usiamo, quando Ì.e circostanze non ce · 1o impediscono, della libertà e diritto inalie. · nabili di dire il nostro parere su tutto anche ' sui fatti di cui eventualmente fossero attori degli· anarchici.. E se qualche fatto non ci pia– ce, ci sembra contrario alle nostre iqee o dan– r:oso al nostro movimento, esponiamo questa nostra avversa opinione. - o,. per essere più. precisi, l'abbi/'tmO 'espressa in pass'ato. Ma è dar prova di fenomenale incomprensione lo insistere (come qualche giornale all'estero o, · gni. tanto va facendo)· nel'' presentare quella nostra opinione come avversione e condanna di tutti i fatti che, arbitrariamente, vengono compresi nella stessa categoria; o, peggio, CQ• rue condann.a e denigrazione-. della pèrson·a· degli autori eventualmente c~mpromèssi dai loro atti. Oltraggiosa ingiustizia, eh~ ~i ri– s0lve, - attraverso lo. sfruttamento illogico e

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