Pensiero e Volontà - anno III - n. 5 - 8 aprile 1926

• 11-t- PENSIERO E. VOLONTA' ... trali. Non· bisogna confondere l'o.~~€.Ctività del fenomeno con la sua soggettività. Che il popolo avversi, generalmen~e, ci0 che è nuo_vo è-l vero. Ma non sempre la sua avversione verso j} nuovo è misoneista. Il più delle volte è data dal.l'abitudine ad un determinato modus vi– vendi, e, quindi, è un'avversione passivà, cioè un'indifferenza. Per vincere tale misoneismo passivo è ne– cessario allacciare il nuovo e l'antico, ossia la tradizione e l'ideologia innovatrice. Ed è necessario trattare di interessi immediati, proponendo soluzioni evidenti, e fare appel– lo a sentimenti profondi m·a. generici. II popolo è mùioneista più v~rso il lato e-, sterno. appariscente delle ideologie, che verso ciò -che in esse vi è di concreto, di vitale. Andate a parlare davanti ad un pubblico di villaggio a. maggioranza cattolico. Se co– minciate a parlare in modo irnv,3rente della ·fede cristiana e· della chiesa, se vi proclama– te ateo dando a ca.pire che ritenete imbecilli tutti . quelli che non lo sono, irriterete gli ascoltatori che chiuderanno la loro intelligen– ·za alla dimostrazione logica delle· vostre pre– messe. Se invece citate pass~ del Vangelo, af– fermazioni di santi e non urtate la suscettì– bi lità degli ascoltatori, anzi vi servite delle loro conoscenze religiose, potrete arri varlU a persuadere. Il misoneismo del popolo viene negato dalla dialettica della sua azione sindacale e politi– ca. n popolo rovescia le monarchie anche gri– dando : Vi va· il re ! Il popolo fa I a lotta di classe P. attacca la proprietà, pur quando non arriva a negare la proprietà. L'azio_ne popolare può essere alimcnta.ta dal– l'idea, ma spesso crea l'idea d~rivandola da un nuovo stato di cose, realizzato senza averlo pensato nè voluto in modo specifico .. Il genio delle rivoluzioni è intuitivo. , Vedremo, un'altra volta, come Pa.bitudine all'imitazione e alla soggezione consolidi la tirannide politica e lo sfruttamento economt co. e come l'anarchia sia un'idea. c_he ha una sua funzione educativa, sia rispetto éhlle mas-– se che agli individui. C. BERNERI. Cli operai sono ·uomini soltanto finchè sen– tono l~ collera contro laJclasse dominante; di– vengono bEstie tosto. che si pieghino docil– niente al giogo. FEDERICO .ENGELS , 11naturalismo · come pensiero e come morale. Per ·intendere la portata del concetto ·natu– ralista, che è fecondo di imrrrense applicazioni nel campo sociale, dobbiamo spogliarci anzi– tu Ho della mentahtà filosofica di cui ci ha. imbevuto. ìa cultura della scuola e della socie-. tà decadente. E' falsa, per esempio, e derivant~ appunto ùa questa mentalità, l'·asserzione che il. natu– ralismo nega lo spirito e la sua funzione : che è poi la sola garanzia della unità, e quin~ di della integrità ed esistenza stessa della. . ' personalità. Intendiamoci anzitut~o sul significato del- la parola spirito. . Dello 'spirito vi sono due concetti : quello metafisico, che lo presenta come entità spe– cifica. e. autonoma dia~etralmente ·opposta alla materia, così da ·cadere necessariamente~ nel dualismo materia-spirito che neg·a l'unità della vita, ovvero nel monismo spirituale che considera la materia come un prodotto o, per altri, come una rappresentazione dello spiri– to- e taglia ·così i ponti con la realtà e quindi con la pratica; e .quello naturalista· che con– sidera la vita come sintesi naturale e conce– pisce l'attività e le funzioni vitali come ine:.. renti, senz'altro, ad alcuni .stati della mate– ria. La divergenza fra i due modi di conside- · rare lo spirito non verte sulla sua funzione, mèl, sulla sua natura, sul rapporto che ha con la materia.· Solo in tanto, dunque, il natura– lismo lederebbe i diritti dello spirito, in quanto l'essenza di questo risponda al suo concetto privilegiante. Intanto non c'è dubbio che il concetto di uno' sp1.rito che anima la materia per sè iner-, te è un·a forma mentale parallela a quella della divinità che dà anima e forma alla mate– ria e crea il mondo; non c'è dubbio cioè· çhe lo spiritualismo filosofico emerge'- dalla· stes– sa radice da cui è so1·to il teismo religioso e l'animismo istintivo. L'uomo primitivo che non ha industria e non sa ancor·a creare, ma che vive e si muove, attribuisce vita a tutto ciò .ohe vede muoversi : vento, ruscello,. pìante e astri; l'uomo agdcolo e industriale che r:rea (produce) considera il mondo come creazione di un uomo superlativo. Alla stessa maniera e per la stess·a ragione, l'uomo speculativo che s1 serve del proce~so dialettico per investigare

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