Pensiero e Volontà - anno II - n. 11 - 16 settembre 1925
250 PENSIERO E VQLONTA' . I :t .. mò il Governo Provvisorio contentando il po– polo con la reipubblica, dovette lasciare che due socialisti, Luigi Blanc e Albert, parteci– passero al governo ed un .altro, il Caussidière, s'insediasse alla prefettura di polizia. Purtroppo, però, mentre nei giornali e nei clubs i repubblicani-radicali, i socialisti e i comunisti studiavano il modo di mettere in pratica· le loro idee di riforme, la borghesia organizzava la resistenza economica, eletto– rale ed armata; e intanto il Governo Provvi– sorio metteva il massimo di buona volontà nel reii,nimere i movimenti operai cd il mini– mo nell'0ipporsi alle mene reazionarie. Fu un esperimento decisivo e negativo del siste– ma dei governi sedicenti (Popolari e dell'ac– centramento rivoluzionario. Da un lato si costituì la « milizia mobile», armata al soldo dei privilegiati contro .il popolo; dall'altro si · organizzò l'inganno degli « opifici nazionali». che dovevano insieme screditare i due o tre membri socialisti del Governo e gettare nel– l'abisso della fame al momento voluto gli ·o– perai. E il momento venne con l'inizio della chius~ra degli opifici e la minaccia della fa– me per più di centomila lavoratori. L'in;;urrezione della fame del giugno scop– piò; e, !Preveduta e forse provocata ad àrte, fu facilmente repressa nel sangue ·con mas– sacri inauditi di parecchie inigliaia di operai, seguiti dalla reazione !Politica e militare che popolò le colonie di deportati, soppresse ogni libertà. mandò nn esercito a soffocare la Re– pubblica Romana e preparò le turpitudini del Colpo di Stato e ciel Secondo Im!l)ero. I~liseo Rec1us scriveva il lavoro, che ora si pubblica, per l'appunto nell'anno del col(Po di Stato, il 1851, a IMont.auban,. dove col fra– tello Elia ,aveva fatto l'Università. In settem– bre di quell'anno ritornò a Orthez (Bassi Pi– renei), dov'era la sua famiglia patèrna: e quivi, nel dicembr.e successivo tentarono in– sieme a pochi amici una sollevazione in di– fesa della repubblica contro il colpo di Stato. Inutilmente; e così' i due fratelli dovettero prendere la via dell'esilio. Ebbene, questo scritto rivoluzionario di Eliseo spiega abba– stanza il fermento delle idee avvenuto in quegli anni, e corrie allora tanta parte di gio– vani e di lavoratori intendessero le parole e< reipubblica » e <t democrazia » che og·gi han- no un significato così divers_o. · L'idea repubblicana e democratica del 1848 era assai diversa di quella di dopo il 1870; in essa erano i~pliciti tutti gli svilup• pi, anzi questi sviluppi ànticipava fino alle 1..11- . time conclusioni socialiste e libertarie. Non bisogna dimenticare che repubblicani si dice– vano Blanc Proudhon, Cabet, Lerroux, Pi– sacane, e fi~o ad un certo momento iMarx e Baknni11. Mentre Reclus scriveva, Bonaparte non ave– va ancora strozzata la repubblica; ed in que– sta di già i democratici e, i socialisti rialza– vano la testa. V'cr.a ancora s.peranza, in pa– recchi, di poter riprendere il movimento sof– focato in gingno del '48 e risospingere in a– vanti la Repubblica francese, primo passo verso la Repubblica sociale universale. Mal– grado la sconfitta recente, era viva la speran– za in una prossima rivincita e nel trionfo della giustizia libertaria. Chi avrebbe mai detto allora di fronte a . tanto ardore ed. ingenua fede,. che dopo altri settanta~inque anni si sarebb~ ... al .punto in cui siamo oggi? Ma la storia non ha la no– stra fretta, purtrO(Ppo ! Eliseo Reclus che nel 1851, pur essendo già anarchico e soçialista nell'animo, diceva e< noi democratici » viene a darci la (Prova di nna verità, che la degenerazione. dèmocrati– ca della fine dell'Ottocento e del principio del Novecento aveva fatto dimenticare o ma– scherare: essere il socialismo e l'anarchismo nno sviluppo dei principii democratici delle rivoluzioni dal 1789 al 1848, un loro supera– mento e non la loro negazione.i SocialiJ;ti ed anarchici ,ripudiano il regime democratico per andar verso una maggiore libertà, non per averne cli meno; una libertà per tutti, e non per un numero ,più ristretto o per nes– suno; una· libertà completa, e non la rinun– cia anche alle libertà parziali; una libertà pitt sicura, garantita dall'uguaglianza sul ter– re110 economico, e non la soppressione. delle stesse poche libertà politiche acquisite, per quanto anodine, limitate e SU!l)erficiali esse siano. I Ma i H democratici» e <e repubblicani» co- 1-i1e il Rcclus del 1851 .fin da allora vedevano chiaro nella illusione delle ·monarchie costi– tuzionali, che consideravano già morte: ed anticipavano questa critica· delle «libertà .po– litiche». privilegio cii classe, senza· corrispet– tivo sul terreno eéonomico, e del !Parlamenta– rismo, cihe più tardi, insieme al Reclus me– desimo, dovevano intensificare e proseguire con tanta eloquenza ed efficacia i Pisacane, i Bakunin, i Kropotki.n, i Cafiero~ i iMost, ecc. Quando quelli dicevano, con Reclus che la democrazia è un regime in cui « tutti, pren– dono parte al governo di tutti» e la Repub– blica i.1 regno dell1:t (< libertà assoluta », si còmprende ben·e come il loro ideale fosse es- .
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