Pensiero e Volontà - anno II - n. 10 - 1 settembre 1925
PENSIERO E VOILONTA' 227 là gens patrizia. I plebei reclama!"ono il pos– sesso della terra ed i conseguenti diritti po- . litici, e dopo aspre e lunghe lotte vinsero. Così :31Pparve, a poco a poco, la piccola pro– prietà. Anche a Roma la lotta fra plebe e ,pa– trizi pel possesso della terra fu aspra e lun– ga. In origine l' ager romanus fu diviso fra le gentes, le tribù e le curie. La plebe non apparteneva :a nessUJio di questi raggruppa– menti e .perciò non ebbe terra alcuna. Ma crescendo di numero i plebei ne rivendica– rono il [)Ossesso, e mentre attraverso gli an– ni e le lotte quakw10 d!ei sette re di ~orna appoggiò le richieste della plebe concedendo ad essa la terra, il Senato, formato dai capi delle famiglie patrizie, negò sempre alla ple– be qualsiasi diritto di po~e.sso. ù\1a anche a Roma, come in Grecia, i patrizi non po, terono mantenere · integro il loro possesso terriero. 11 tj)aterfamilias dovette cederne qualche porzione ai rami cadetti: poi a qual– che cliente (una specie di fattore o di in– tendente) che viveva nella dimora del pa– trone coltivando la terra a pro' della fami– glia patrizia, venne .assegnato qualche ap– pezzamento da coltivarsi a va~tag'gio ~p,ro-. prio, contro una prest.abi1ita corrisposta. Co-. sì si ebbero i primi .affittuari. Naturaimente questi clienti diventati affittuari des1C1eraro no di diventar padron.i delle loro terre, e<1 attraverso successive lotte vi riuscirono. Co sl l'antica !Proprietà inalienabile della gen.3 si trasformò gradatamente in piccole proprie– tà individuali. Infine venile la volta della plebe. Serv10 Tullio le assegnò delle terre prelevate non sull' ager romanus, ma sulle terre prese al nemico. Questo fatto venne considerato dai patrizi come una mostruosità, e costò la vi- ta al re innovatore. Perciò, dopo la morte di Servio Tu11io le sue leggi vennero abolite ed alla plebe furono ritolte le terre. Allora la plebe, ohe in tali. condizioni non poteva più vivere · nell'alma città, l'abbandonò, rì, tirandosi sul Monte Sacro, fuori dei limiti dell' ager r01nanus, ed il patriziato, sotto la minaccia di veder Roma quasi 1Priva di abi– tanti e sopratutto di soldati, dovette scen, dere a concessioni,. tanto che quando i' De– cemviri (anno 446 a. C-) stabilirono il loro codièe, questo riconosceva anche ai plebei il diritto di possedere la terra. La battaglia pel possesso delle tene non -6i conchiuse col riconoscimento giuridico de] diritto pl!=!beoql possesso.: altri fatti soprag– giunsero. A Roma, accanto aj possessi individuali, esistevano terre che non erano state divise fra i cittadini e che costituivano il cosidetto ager Publicus. Esse comprendevano boschi e pascoli usati collettivamente dalla PotPOlazio– ne per la pastorizia. Per lungo tempo i pos– sessi individuali furono inalienabili, ma poi le leggi cambiarono, e gran parte della po– polazione rurale, in seguito ad avvenimen– ti politici, vendette 1e terre ai ricchi. L' ager Publicus sparì del tutto sotto l'lll1.Q)ero, ed i suoi resti vennero assorbiti <lal demanio dei Cesari, che si arricchì anche di molte terre tolte dalle esazioni c1el fisco. ai suoi pri– mitivi •proprietari. Così si formarono vaste estensioni di terre incolte: i primi latifondi. Poi venne la decadenza dell'Impero e l'in– vasione dei barbari i qua1i là dove trova– rono. come nelle Callie e' nell'Italiia Set– tentrionale, org.aniz1...azioni municipali in grado di resistere, ·rispettarono la proprietà privata della' terra; ma nel ,Mezzogiorno, do– ve .le PotPOlazioni erano scarse e deboli, si impossessarono della maggior parte della proprietà terriera, ripartendola fra i loro se– guaci e costituendo dei feudi. Così la picco– la proprietà, travolta dal diritto del più for– te, venne riassorbita dalla grande proprietà. Ancihe la Chiesa volle avere i protPri feu– di, la di · cui storia, iniziqt.asi sotto buoni auspici, .f?nì nella terra incolta. Quando, mol– ti secoli dopo, la Ter:za Italia., $'impossessò dei feudi della Chiesa,· invece di approifìttare dlell'occasione per spezzettare la grt1nde pro– prietà e cederla in piccoli lotti ai contadÌni, preferì cedere i feudi a grandi prolI)rietari. Nell'Italia Settentrionale questo affare, dal punto di vista della produzione, ·fu un be– ne; ma nel ;Mezzogiorno fu un male perch'.è gli acquirenti trascurarono il latifondo di cm ancora oggi s1 deplora la difettosa col, tivazione. * * * Ritornando ai tempi antichi, si può dire che presso i Gennani 10. p'rOJprietà indivi– duale della terra non ·esistette. Ogni anno la tribù assegnava a· ciascuno dei suoi mem– bri ·un appezzamento da coltivare cbe ve– niva cambiato l'anno seguente. Il Germant) era [)ropriet.ario del raccolto;• ma noi) lo era della terra. · Interessanti sono i princiil)ii di proprietà terriera praticati dagli antichi Semiti. Mosè volle la proprietà individttale della terra, m... '·
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