Pensiero e Volontà - anno II - n. 1 - 1 gennaio 1925

. 16 PENSIERO E VO,LON1A' \. frazioni anarchiche prn specialmente sindaca– liste, il pensiero a.nrurchico già da qua.lchè de– cennio se n'è lib~rato; e forse ora c'è ,la ten– denza op-posta. a negligere o negarè anohe quelle idee marxiste o chiamate tali che pur sono fondamentalmente giuste. , ìvla ·dal 1870 al l 890 le jdee degli anarchici 1 int0irno al deteorminism~ ~conomi~o erano quali Carlo Oafiero le esponeva. ~a fortuna. di quel– le rdee' era ·dovuta sopratutto allo sviluppo_~ norme dell'indUistrialismo, iniziatosi con la scoperta, delle .ma,cchine a, vapore, che in quel. tempo aveva, raggiunto un altissimo grado e· maggiori aJ.tezze prometteva .di. at~ingere, più . ·ancora di quello che in realtà poi doveva man– tene~·e. Su Cafiero, del resto, influiva in modo partioolare lo studio che aveva fatto del « Ca· pitale » e delle altre opere di ,Marx. Passan'do in rassegna le rivoluzioni più im– porta,nti dell~,_storia, da quella cristia.na alla Riforma e da questa alla rivoluziohe politica de} 1789, Carlo Cafiero nota come ognuna a-. ve~ti in sè una t,endenza a conquistare maggio– re libertà ed uguaglianza:' tendenza sernprè tradita dalle classi ·salite al potere. Ciò n,on ostante la rivoluziont: 1·esta una l( legge naturale )) della storia, è tale sarà fin– chè non sarà stata raggiur1ta l'e,::nancipazione &otalt, degli uomini. da ogni ::;fruttamento. 11 compito dì raggiungere questa emancipazione spetta alla prossima rivoluzione sociale, - che Oafiero vedeva a~che pi-ù prossima di ciò èh~ purtroppo 'era in 'realtà. L'industrialismo, seoondo Cafièro; peggiora.– va le c0ndizioni dell'operaio; ma ciò non-òstan'– te avvicinava_ la ri~ol uzione. pel fatto che ge– nerava nei proletari fo. spirito di sohda;rietà. Il che era vero solo rispetto ai subi tempi, quando l'introduzione di sempre nuove ·ma,c– chine gittava sul last:rico tariti artigiani e o– perai. manuali; .ma. in seguito si è visto com~ _fossero possibili, anche in regime borghese,· migliorie notevoli nelle condizioni, di lavoro, per quanto sempre insufficienti ed aleato-rie.' ~ ~n si s~r'e~be_mai pen~~to, a.lJ_or~,che la ~o– l.1tica dei mighorament:i, immediati e dei com– promessi avessero illuso ta.ntq i popoli~ di . spingerli dopo quarant'anni di rifòrmismo le– galitario nell'abisso in cui precipitarono nel 1914 ed in cui dolorano tuttora. Qliando O~fiero diceva che la rivoluzione dei proleta.ri sa.ia cc la ·rivoluzione per la rivolu~ zione n, non intendeva, .. come pilò senib:r:are a' pri~a vfata l'atto violento risolutivo· (con cui spessu la rivoluzione viene scambiata) per se wedesimo. Egli concepiva bensì_ la rivoluzione ir. senso insurrezionale, per cui la violenza di– venta ad un oerto momento ind_ìspensabile, ma · no~ limitata a questo, bensì come l'in.sieme della trasformazione s~iale effettivamente r~g– giunta. Là. rivoluzione è, cioè, ùn mezzo per rH,ggiungere fini rivoluzionari e non, come le rivoluzioni passate, per tornare ad as ~esta.re sotto nuove dominazio~i più o meno controri– voluzionarie. Vi sarebbe da discutere, a proposito del ca– ra:tte're di :fatalità che Ca.fiero annetteva all'i– dea dell~ rivoluzione, sulla, influenza che il' fatalismo ha esercitato nei grandi ·mov1ment: storici· e più particolarmente nelle -rivolu~ioni. • In' generale gli uomini dì grande fede ha..nno . finito col ·credere fatale ed inevitabil.e ciò ehe più ardentemente desideravano. « F.atalita, o borghesi; rassegnatevi a morire ! w - esclama– va Cafiero· ». - << Fatalità, o proletari, ra.vv.i– v~te la v<;>stra fede l >• Nei momenti dell'azione, questa pe11suasfone che ciò che si vuole deve fatalmente e inevi– tabilmente trionfare dà, èon .1 a cer-tezzu, de1la vittoria, un· maggiore. coraggio .per comba.tt.e– re; p.er affrontare i' pericoli e la morte. J~; ùa fiero,, quando scnveva, pensava - e 10 penr savarw 09-n 1Ùi ·gran par'te degli anar.chlci ~ 'dei sociaHsti,. ed alcuni- avevano perfino .la · credenz!L che la rivoluzione s'av,vicinasse con l'avvicinarsi del 1889, primo ·ce.ritena.rio della Rivoluzione francese, - ,e d-icev'a ap~rta·mente nei suoi ser-itti, che la rivoluzione ba,tteva _alle P.Prte. .• J\ia col passar del. tempo, man mano che le previsioni- immediate restano smentite dai fa,t- , ti, .il fatalismo :finisce col diventare passivo, col disatmare. J>assata la febbre dell'azione, qua.ndò il fine. da raggiungere si vede allonta– nato; 0 divenlia molto naturale tr'ansigieré con la propria coscienza, pensando : « se c10 che vogliamo, se la rivoluzione, iL.socialismÒ, l'a,– .riarchia çlebbono fatalmente a.vv.evarsi, c~ò si avvererà a.nche ·se _risparmia:mò tanti sacrifici -.'e stjamo lontani dei pei::icoli >>. Il fatalismo, . I insomma, agisce sui' mo:ràle, come certi alcal-0ii- d1 eccitanti . sul fisico; i quali danno l!lnçt straordì:p.aria energia in. un pnmò momento, ma p:oi làsciano l'organismo più debole ~d ac- • casciato e à lungo andare lo. uooidono. - . , , * * * A questo ìrn:uto non· sarà. male arvve'rt1re, che le parole di· CafieFo non· debbomo tat'te ed in modo as~oluto esser prese alla 1letterà. Egli

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