Pensiero e Volontà - anno I - n. 19 - 1 ottobre 1924

' PENSIERO E VOLONTA SUL PRO.BLEMA l)EL LAVORO LI·BERO. Mi pei·metterà, il, compagno Fabbri, chè faccia una osservazione al suo articolo pubbli- - cato nel n. 18 ,di qu_esta preziosa rivista di par– te nostra, e ciò allo sc.opo cli ottenere maggior chiarezza sul tema in parola. · Il compagno Fabbri mi sembra che pr,esenti una · tesi senza però svolgerla a sufficienza, oioè: egli· afferma (ed io sono d'accordo con lùi) che il lavoro è pur sempre una piena e pe– na sarà semp,re anche se infiorata di tutte le attenuanti e le comodità possibili 1n una so– cietà di liberi e di uguali. E, dato che sia pena, g}i uomini saranno sempre restii dinanzi alle fatiche ed a1 disa– gi e rischi .del la.voro. Per cui il pericolo della rivoluzione sa.rà appu_!lto l'odio per iì lavoro, e quindi doma°:- . da, «come si difenderà una sòcietà anarchica, priva di organi di coercizione, dagli indivi– dui o-- minoranze ehe non sentano o non com– piano il dovere di lavorare 1» Da que$to punto ho cercato fino in fondo la risposta, ma ... la risposta non l'ho trovata. Anch'egli ha scivolato girando intorno al– l'argomento trattenendosi a sviluppare un altro lato della· produzione e del lavoro libero. Ma .del modo di difendersi dai nem1c1 o re– pulsivi del lavoro, o dagli o.ziosi, non ne 'par~ la più. Ed io insisto nella domanda: com,e d_ifen– c1erci 1 · Pertanto mi permetto esprimere il mio pen– siero in merito. Il compagno Fabbri afferma (e~ ainche i11 questo sono con lui d'accordo) che il lavorò dovrà esser.e convenientem,e,nte organizzato, che bisogn~rà produrre secondo- i bisogni e le richieste del consumo generale (io aggi ungo che bisognerà' anche a.dattare -i bisogni ed il consumo alle realtà pratiche delle possibilità del lavoro e delle materie prime -esistenti) che sarà neèes~ario lavorare disciplinatamente, di– sciplina libe:r:amente concordata e liberamente accettata. , Ma, siam0 sempre lì:- e di ·fronte a coloro che vorranno, malgrado ciò, :rima~ere a fai-e gli oziosi, come comport~rci 1 All'infuori del ritorno alla coercizione (i'l che annullerebbe l'anarchismo di quella socie– tà) mi permetto prospettare queste due solu– zioni : lasciare che l'ozioso si cuocia nella pro- • I pria acqua,, oome suol dirsi, cioè non curarsi di lui anche se compirà l'ingius~izia di man– giare a carico degli altri; op.pu_re ricorrere a1 rin1edio per 1 cui, senza qoercizioni, egli ~ia in-· dotto per necessità a lavorare per vivere. Ed" allora bisognerebbe I\egargli il consumo di qua. lunque, prodotto, dato che lui non a.vrebbe con– corso nella produzione. J\ia questa uscita riporta in discussione _i] sistema di compenso del lavoro. Qui si avrebbe l'estremo: a niente produzio– ne, niente compe,nso. Chi non lavora non mangia. Ed allora il cnmunistico e libertario « da ciascuno secondo le sue forze a ciascuno secon– do i suoi bisogni » non avrebbe più .effetto, a meno che .la condizione minima pe-r questo mu• tuo fondersi del prodotto in. confronto di qua– le possa essere il consumo, nqn debba essere, per ciascuno, l'aver _prodotto almeno qu,alch,~ e.osa. . . JYia sia il lasciar correre che l'ozioso ma-ngi ugualmente a,nche senza aver prodotto nulla, sja il lasciar libero d consurno tinche col mi– nimo di prodotto (purchè al prodotto abbia egli concorso) entrambi questi due _casi µotr,eb- _ bero produrre, per contro effetto, un rilascìa– ment,o generale nella produzione.... tanto si mangia 11,gualmente:.. tanto lavorano gli altri! E ciò anohe· se negli alt.ri vi possa essere la convinzione del doverè di lavo-rare. Vi si po– tr.e.bbe produrre una specie di . reazione ra– dioattiva ( '?), dissocia:tiva. Chissà se ad un certo momento i meno « ma ca.ttivi » non ver– rebbero a tirar,e i più « ma buoni » cos1 come oggi stiamo ·compi,endo all' o,p,posto 1 E a,llora, non rimane, secondo m,e, ailtro ri– medio ((estraneo alla coe·rcizionen che qùello del premi.o, cioè del compenso al lavoxo (chi non lavora non mangia) ed ·an<;he, se -0ccorre, il compenso seèondo il lavoro prodotto. 'fale soluzìone non sarà còmpletamente. co– rnunistica, ma è pur detto_ che il vero comuni-·· srno non può essere che anarchico; cioè, per poterlo effettu.are pienamen~, occorre la co– scienza anarchica nei oonvive~tì .. Ma sarà solo questo sistema «del co~penso. al lavoro» cioè zeto a chi prod_u~se zero, e co- sì proporzional~ente a secondo· la quantità, (se non secondo la qualità) che' ciascuno pro– dusse, sarà solo questo che poti:à ovviare il di- · fetto dell'ozio e della ostilità al lavoro. Solo così, evitando di ricorrere alla coercizione au- .

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