Pensiero e Volontà - anno I - n. 4 - 15 febbraio 1924

I 6 PENSI,ER·O E VOLONTÀ I 1)0/P'Oli ,dall'ultimo g:nandioso ,espie 1 rhneinto detxbono av,er,e a;pp.reso ohie 1a via dell'autori– tà non potrà mai coind~li che sotto, n giog,o d;i nuov.e tiranni-di. E la riv.oluzione, dn cui prima C\ poii sboccherà l' attua.le o~curo e p,e– noso periodo di. roisi ,c,he t~ttr.> il 1nor/do at– travers:a, sàirà -- ttnaimente -- la rivoluzion~ della Hbertà. LUIGI FABBRI. P. S. - ·Avevo sorittò questo articolo, quando ho letto in cc Pensiero e Volontà » del n. 3 il tra– filetto di prima. pagina con quel brutto titolo cc Lutto o festa 1 ». Le idee espresse in quelle po– che righe sono all'incirca le mie; ma esse 31Cqui- , staino col titolo appostovi un sapore così acre, ohe urta ,contro il sentimento anohe di chi, come me ci tiene ,a,d essere e restare intransiigentemen- ' r te a~tibolscevico. · Non era il ca.so petr noi ,di far lutto, .siamo d'aic– cordo. Ed anzi io avrei rispairmiato al traifìletto anche ,qu-e' due listoni ,neri ohe d h~ messi il tti– pqgrato. .Ma la .paro1a cc festa », atnche segruita dal punto iruterrogi~tiivo, era una stonatura tr.oppo stridula e tuori posto. Neppure come ipotesi· e d'~_bitativamente credo si potesse accennare ad una fesrta, 1 . per la m,orte di -chi - qui dov;e noi vi– viamo - er.a amato da tamti operai a,mici nostri (non importa s,e da noi clissen2'1.ienti)e ocHato da tanti nemici nostri e ideU~ classe lavoratrice, ii nom,e diel quale, è stato ed 1 è ancor,a (poco monta· se a to·rto ·o a ragione) un simbolo caro a ,tanta par.te di proleta.riato; La m6rté del quale ha ad– dolonato sinoeramente molti, vicini a noi, ohe sof– frono. dei nostri stessi dolori e sono animati da sentimenti simili o a.f.finì ai 11o!t?i, Nè lutto nè festa, a<lunque; ma solo un auste- · ro 1 mrotjvo di più pe,r additare ai lav;or.atori ed a · , tutti g.li uomini assetati di giustizia la lezione tremenda e t:ri~ica, che dal m'edesimo letto di morte ,di Lenin si è leViatiB, .ad ammio~e di che lacrime g,rondi ·e di ,che sangue la stolta :fiducia dei pop.oli nell'autorità statale. 1 Luigi F'abbri. Chiunque è ammesso a sc_r-iverein Pensiero– e· Volollltà, sia_ corne membro della Reda7,ione, sia come coliaboratore ordinario o occasionale, espone liberam:ente. l_e sue ideP. senza subire alcuna censura e - na·tu1'almente - risponde di- quanto scrive. , Perciò mi affretto a dichiarare che sono io zi autore del. trafiletto, titolo compres·o che ha . ' provocato le osser-vazioni de[ Fabbri.- . . 1n fondo, tra me ed il Fabbri non v'è sulla questione dissenso- sostanziale: è una s.empUce. . ~ nco· - differenza di stile, di modo di esprimersi. lo comprendo i mo'IJivi di sentimento e di pppor– tunità che consigli·erebbero a mettere fuori causa la personal-ità di Lenin, ma non mi sembrano su{ftcienti. I fatti di Russia dimo– strano cc di che lagrime grondi e di che sangue la stolta fiducia dei pQpoli nell'.aÙtorità sta– tale », dice ~enissimo il· Fabbri; ma lo Stato è fat~o di uomini ~ cc la fiducia nell'a1.ltorità statale'» si concreta nella fiducia negli uomini di Stato. Lenin fu un tiranno: e quando muore un tiranno è umano ch:e si rallegri e faccia festa chi ha avuto amici e .compagni carissimi per– seguitati, torturati, fucilati per opera di quel tiranno, anche se 'esso tiranno fu all'inizio d,ella sua carriera 1 rivoluzionario sincero e come t 1 ale .acclamato ed· amato. Io nen meUo nullamente in dubbio l'onestà e 1 la sinceritd. di Lenin, ma questo non lo as– solve di fronte alla Storia: Lojola e Torque– mada furono an~he essi fanatici sinceri, pronti a soffrire e sacrificarsi per la salvezza deble 1 1 anime e ia maggior gloria di Dio, ma furono ta.nto più nefasti quanto più grande fu la loro sincerifJà. · · Lenin ebbe una superiorità, forse u.ni.ca, sul volgo dei tiranni e dei fanatici: egli sapeva · adattarsi· ,alle esigenze delle varie situazioni e ·cambiare di tattica se.condo le circo~tanze. senza 7!),aiperdere di vista i suoi fini, anzi met~ teva una certa civetteria a. r'j_conoscere i pro– prii « errori ». ·E questo sarebbe un meritfJ grande. Ma egli avev.a. fatto fu.cilare (o sop– portato che altri facesse fucilare) come con.: tro rivoluzionarii çoloro che qu,egli. errori .ave– vano den:unziato prirna di· lui, ed era pronto . a far fucilare, sempre come ·« controriv.olu- .z~onario >'> chi non lo seguiva ·nelle su.è e~olu– zioni e non si trofJava a p1ens.are· in ogni datp_ _rnomentp proprio come la pensa-va lui in quel 1nomento. . , Questo mi sembra... ecces~i-vo anche per un grand'ùom,o e per un « salvatore del proieta-. riato » ! ERRICO MAL.A.TESTA. L'insaziabilità e l'inc-ontentabilità è una leg– ge savia di 1 natura; la qru,ale, avendQ pier '{ìne· su.tyremo di creare ed a.spirando alla maggio– re creazione P?Ssibile, deve ·impedir che l'uo– mo si posi. Vincenzo Giobe-rti (Il Gesuita Moderno). • • I; • •

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