Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

tossendo, la madre gli guarda l'orecchio sinistro e gli riscontra la lieve cara deformazione dell'orecchio sinistro simile a quella che pre– sentava l'orecchio d'Anita. O r a egli apriva la valigia, frugava, rialzava i l capo, si guar– dava intorno scontento, scorse la sputacchiera e non si sapeva se ghignasse o ammiccasse. Quella p o v e r t à gli spiaceva? Chiedeva con gli occhi lucenti: « S i p u ò saper dove sono? O dove siamo? » . — U n a casetta p i ù che modesta.... D i pescatori, mica di pe– scivendoli.... U n a volta eravamo ricchi.... ora non siamo p i ù ricchi.... — A h . Pareva preoccupato il ragazzo di prender possesso della stanza, per quanto misera fosse. Metteva fuori libri, scatoline, astucci, boc– cette. P o r t ò al comodino il libro da leggere, e s'intitolava (la madre allunga il collo) : « I morti vivono? » col punto interrogativo. C a t – tivi odori si spandevano per tutta la stanza da quella valigia aperta che doveva contenere un campionario di medicinali. C o n una lievissi– ma esitazione egli si scusò dicendo che aveva cominciato una cura di calcio e balsamici, e mostrava i g r à n u l i , come diceva, « di tricalci- na », le fiale di calcio e adrenalina.... Parlando di medicine si ecci– tava, si sentiva forte, sanissimo. — I n sanatorio m'alzo alle sei e mezzo, mi lavo con l'acqua gelata, faccio le frizioni alle spalle. Dormo con le finestre aperte anche d'inverno. — Anche d'inverno? L o sapevo ch'eri guarito e puoi andar dove vuoi.... e puoi restare anche con noi poveretti.... — Siete male informata. I l ventisette di questo mese.... — Come dici? Rientri! L e i avrebbe voluto che il figliolo non fosse curioso, non uscisse dalla stanza assegnatagli, almeno per ora, perché non c'era nulla di bello da vedere fuori di lì. E il ragazzo voleva invece girare per casa, interpellava in chioggiotto le donne, toccava col piede i l fiosso, si sporgeva da un davanzale sbreccato, si fermava a guardare ritratti di parenti alla parete : d'un tratto si f e r m ò i n mezzo alla stanza fissando cupo un mattone. — Quel disgraziato è mio padre? — Per carità! T u o padre m a n c ò l'anno scorso.... i l v e n t i t r é gennaio, tuo padre.... — V i siete risposata, lo so.... Cercava una sedia a sdraio, diceva che in sanatorio ce n'erano a profusione di sedie a sdraio per le irradiazioni solari, e come si prende bene i l sole sdraiati! Descriveva la sua poltrona col guan-

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