Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

— M i avevano scritto da Chioggia, — disse subito lei in ita– liano. — T u t t o mi sembra chiaro. Venga avanti. — T u t t o le sembra chiaro? — rispose l'altro freddissimo. — A l l o r a tutto va bene e si p u ò stare contenti. — Venga avanti, è una casa modesta. D i pescatori, mica di pescivendoli. — A h . A v e v a fretta di chiuderlo in una stanza. N o n lo voleva nem– meno guardare. Sentiva ch'era lungo, e così magro! L e occhiaie non gliele vedeva, ma vedeva quelle del ritratto e i l ritratto le pa– reva tanto p i ù lui. Le dava noia lo scialle a scacchi gialli e turchini, — lo scialle del malato, — ch'egli teneva sempre sul braccio, e lo appoggiava anche al petto come se ci fosse affezionato. O h , era una commedia fino a quel momento, finché non si buttavano le braccia al collo.... finché l u i . . . . finché lei.... Chiuse la porta, si volse a chiamarlo: — Felice! — e fece una smorfia di dolore come se il nome le venisse falso alle labbra (non sapeva come chiamarlo, se Fortunato o Felice), aprì le braccia e a s p e t t ò con le braccia aperte che quell'ignoto chino sulla valigia venisse a lei come a permetterle di baciarlo e d'amarlo, e lui capisce e sorride in un modo strano come se compatisca e si senta un poco beffato. Quando si baciarono, la donna a v v e r t ì in lui un sudore un po' disfatto misto a un odore quasi di resina. — Felice... — c h i a m ò lei una seconda volta e le pareva di non averlo guardato. — Bel nome mi avete messo! A h sì, Felice, davvero felice! Oppure Fortunato.... N o n vedete? ( E r a passato dal lei al voi, non sapeva perché, dopo i l bacio). N o n vedete come son fortunato? — Per la salute? — si scusava la madre. — M a tu sai bene che a Chioggia.... i santi protettori.... due amici.... L ' a l t r o sorrise superbo, col fare dei sapientoni che tengono a vile gl'indotti. L a donna g r i d ò a questo punto: — T u t t o l ' A n i t a ! Quando scambiavo l'Orlando Furioso con.... — C h i è quest'Anita? L o guardava senza u m i l t à , proponendosi di trovarlo altissi– mo, — un figliolone, — e anche bello. M a , le gambe lunghe, magro torace (che cassa!), dorso un po' curvo, collo sottile come quello d'una creatura o d'un uccello, testa ossuta con zigomi un po' rosei, un po' da ragazza, naso affilato, anch'esso da donna, labbra anch'es– se da donna, d'un rosso di vino. — C h i n a t i ! — lei dice di colpo. E , come lui piega i l dorso

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