Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

U Andreana 7 1 7 ragazzo, non agitarlo, non inasprirlo : non insistere, facendo « ap– pello al suo cuore », quando egli avesse ben deciso di venirsene v i a . Uscito dal sanatorio? M a dunque il figliolo era guarito, era salvo? Se lui si fosse deciso un mese prima a dare un bacio a sua madre.... L e i avrebbe potuto riceverlo in un villino signorile, con se– die a sdraio, una terrazza, un pavone, aiuole fiorite, e tutt'intorno la rete metallica. (Bisognava però che al pilastrino non ci fosse la ver– gogna del documento legale). L e i avrebbe potuto mentire al figliolo, farsi credere benestante e tranquilla, perché anche l'amor proprio di lui fosse tranquillo; gli avrebbe offerto la stanza di A n i t a scartando subito l'idea di cedergli i l letto di E v a r d o per non offrirgli i l letto d'un altro, e forse in questa stanza egli avrebbe ammesso senza di– spetto d'aver subito anch'egli i l « bel caso », ma di non aver per– duto nel cambio. L e era venuta la smania della pulizia, voleva che la casa fosse nettissima, i pavimenti nettissimi. N o n era detto che i pescatori, perché pescatori, perché chioggiotti, fossero tutti sudici, senza scampo. L e chioggiotte guardavano meravigliate quell'altera moglie di pescivendolo stesa per terra. — Aspetto una visita, — si confidò poi alla sua vecchia. —• U n giovanotto.... un signore.... D Ì salute un po' delicato.... — D i salute un po' delicato, — ripeteva la M à l g a r i che aveva capito benissimo. — E dove volete farlo dormire? — Accanto a me.... Per tutto i l tempo che si vorrà fermare.... È vergogna? — E ripeteva: « è vergogna esser poveri? », perché gli occhi di quella vecchiaccia guardavano in un certo modo come se dicessero : « quando si è stati ricchi, è vergogna ». Q u i la vecchiaccia intervenne : — V o l é la me càmara? M i andarò a dormir so le s o t o n à t o e : un cucio el ghe sta. N o n bisognava perdere tempo : lavare quel pavimento di mat– toni quasi tutti incavati, strofinare i mobili, dare i l petrolio ai ferri del letto, togliere i l puzzo.... Che puzzo! U n a bacinella incrinata sorretta da un volgarissimo treppiede di legno.... I l comodino tra– balla : se ci si mettesse sotto una zeppa? Così, così, non si muove. — M à l g a r i ! M à l g a r i ! — gridò quando tutto fu a posto, e mancava invece una cosa importante : — C i siamo dimenticate della « bomboniera » ! — Cossa vorla, parona? — L a sputacchiera, pampaluga, accidenti a chi non capisce! Ringraziava i l Signore che s'era salvata una bella sputacchiera di maiolica delle cinque comprate per pulizia ai bei tempi. Ricordava

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