Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 9 4 M , Praz - Considerazioni su John Dos Passos dia N e r a ». I l passo d i E l l e n n o n è più baldanzoso, E l l e n h a u n a g r a n p a u r a del l a d r o d i f a n c i u l l i della « G u a r d i a Nera », i l grosso u o m o m a l o d o r a n t e della « G u a r d i a Nera » c o n la benda s u i r o c c h i o . , , . È inutile seguitare : svanite le assonanze nai-rye-eye, patch- watch t ecc., i l passo ha perduto tutto i l suo sapore. Inoltre una parola come « malodorante » (per srnelly) sa di francesismo lette– rario; e di letteratura sanno molti altri passi della versione che nel– l'originale corron lisci come la più comune parlata. C o s ì ; E l l e n ' s n e w t a i l o r e d s u i t was t i g h t at the elbows. She w a n t e d t o feel v e r y gay a n d listen t o h i s p u r r i n g w h i s p e r i n her ears, b u t s o m e t i n g h a d set her face i n a t i g h t f r o w n ; she c o u l d o n l y l o o k o u t at t h e b r o w n marshes. Diventa : E l l e n vestiva u n t a i l l e u r n u o v o a t t i l l a t o [ n o , m a : I l n u o v o v e s t i t o tail– leur d i E l l e n t i r a v a sui g o m i t i ] , *) A v r e b b e v o l u t o esser m o l t o allegra, ed ascol– tare i l chiacchiericcio suadente d i J o h n , m a un segreto cruccio le increspava i l v i s o . Ella n o n riusciva a staccar g l i occhi d a i p a n t a n i s c u r i . . . S'intende dunque, che chi leggerà Manhattan Transfer in ita– liano non p o t r à farsi che una pallida idea" dell'originale, per q u a n – to la versione della Scalerò sia spesso molto abile e sempre disin– volta, seppure non sempre mantenga la promessa di rendere « ita– lianamente » il testo 2 ) . Forse i lettori italiani rimarranno delusi e si chiederanno perché tanto chiasso si faccia intorno a quest'autore d'Oltreoceano. P r o v a , superflua forse dopo tante altre, dell'onni– potente A l c h i m i a del Verbo. * JVÌÀRIO PRAZ* 1 ) Non ho notato che pochi errori in questa versione; parlo relativamente, tenuto conto della difficoltà del testo. Per esempio shyster non è un « timido », ma un « ca– valocchio »; a corner in pork non è « uno zampino nel maiale », ma « un cor– ner (termine economico: incetta) nel mercato del maiale ». Lascars non sono t( greci », ma' « orientali » (malesi), il giovanotto che had a white edging on his vest r non aveva <c una giacca orlata di bianco », ma « un gilè orlato di bianco » ; Welsh rabbit non è « c o n i g l i o » ; ma un crostino di pane abbrustolito con uno strato di formaggio; e l'e– lenco potrebbe seguitare. V'è una specie di cateratta mentale che cala sull'occhio di tutti i traduttori, e la Scalerò non ne è esente. Basta riflettere un po' per persuadersi che è impossibile che un ciuffo d'erba si faccia strada « tra la roccia » (se la potrà fare, come nel testo inglese, through gravel r tra la ghiaia); e che c'è poco senso nel dire che una lingua pare « u n a noce moscata» ( p u ò parere, sì, « una grattugia da noce moscata a nutmeg grater), 2 ) Italianamente, per es., non si dice « mezzo » di un fiore» ma di un frutto. « U n odor fresco di rose mezze veniva da un fascio » per a fading freshness carne from a bunch of yellow roses, non è davvero italiano. From a fencepost carne the moist whistl- ing of a songsparrow : « Sopra una palizzata un passerotto lanciava il suo fischio mor– bido », è, a dir poco, approssimativo. E così via.

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