Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

666 A . Zottoli avere nella v i t a reale; ma sarebbero effetto d i quella riflessione scom- paginatrice d i u n l i b r o che v u o l restare i n t e r o . A d i r l a i n parole bonarie, i f a t t i del « Furioso » sono falsi * nella r e a l t à e veri nel poema. A r i o s t o l i p a r a g o n ò alle cose vedute da chi si reca i n paesi l o n t a n i ed i g n o t i : • C h i va lontan da la sua patria, vede - cose da quel che già credea, lontane; che narrandole poi, non se gli crede, e stimato bugiardo ne rimane: * che '1 sciocco vulgo non gli vuol dar fede, se non le vede e tocca chiare e piane. Per questo io so che l'inesperienza farà al mio canto dar poca credenza. Poca o molta ch'io ci abbia, non bisogna ch'io ponga mente al vulgo sciocco e ignaro, a v o i so ben che non parrà menzogna, che T lume del discorso avete chiaro. Aver chiaro i l lume del discorso per A r i o s t o significava veder come v e r i t à quello che per i l volgo era menzogna, cioè saper astrar– re come l u i dalla v i t a per guardare le cose d a l solo p u n t o d i vista del– l'arte. L ' i r o n i a ariostesca consiste i n quest'indipendenza dell'arte dalla v i t a . U n a v o l t a i l prete, per acquetare i s i n g h i o z z i delle donne che si eran t r o p p o commosse alla predica della passione, disse : « N o n piangete; son cose d i t a n t i secoli fa, e c h i sa se son veramente ac– cadute » ; e disse parole senza dubbio m o l t o sciocche; p e r c h é quella della passione d i Cristo è una storia a cui coloro che fanno parte della Chiesa debbono credere come alla p i ù salda delle r e a l t à . G u a i , se le donne ne avessero cavate le conseguenze : né esse sarebbero ri– maste i n chiesa a meditare sul mistero p i ù augusto della fede c r i – stiana, n é avrebbero continuato a riconoscere a l u i i l suo carattere sacerdotale. L a religione non ammette l ' i r o n i a . N o n l'ammette nem– meno la v i t a . F i g u r a t e v i Ruggiero nell'isola d ' A l c i n a quando M e – lissa, dissimulata sotto le false spoglie d ' A t l a n t e , g l i mette nel d i t o l'anello annullatore degli incanti. N e l poema egli, da b u o n eroe epico, appena è f a t t o a v v e r t i t o dell'errore i n cui è vissuto, v o l t a le spalle alle delizie del palazzo fatato e affronta risolutamente g l i ostacoli e le fatiche necessarie per arrivare alla rocca d i L o g i s t i l l a e dar modo al poeta, visto che nemmeno questo elemento fra g l i a l t r i doveva mancare, d i allargarsi u n poco nell'allegoria. M a che sarebbe accaduto se a Ruggiero, mentre Melissa l o richiamava con

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