Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

66o A. Zottoli d i liberarsi dal peso della materia per diventar poesia. T u t t e le i m – magini, t u t t i i m o t i v i d'arte che fin allora erano lampeggiati s c i o l t i e vaganti i n n a n z i a g l i occhi degli a r t i s t i , t r o v a v a n o i l l o r o legame; l ' u n i t à che richiedevano e ancora n o n avevano, veniva f u o r i ; n o n p i ù v i o l e n t a t i da argomenti t r a t t i dalla v i t a reale, essi, confluendo su quell'argomento cavalleresco oramai diventato letterario, si t r o – vavano nel piano della l o r o v i t a spontanea, e si t r o v a v a n o p a r t i d i u n solo organismo. Quell'aspirazione verso i l poema u n i t a r i o che i n a l t r i era u n f a t t o intenzionale e riflesso, i n A r i o s t o era u n p o r – tato dell'ingenua accettazione delle cose. A r i o s t o era u o m o d i arte m o l t o industriosa, ma nel cantare obbediva a una legge i n d i p e n – dente dalla sua v o l o n t à ; vedeva i l poema uscire dal l i b e r o i n c o n t r o degli elementi che g l i si movevano i n n a n z i alla fantasia, l o sentiva come qualche cosa che esistesse per sé. Nell'incantevole fantasmagoria d i B o i a r d o n o i vediamo i l poe– ma crescere per aggiunzione successiva d i una parte alle altre. N o n c'era u n germe unico che si sviluppasse, ma u n ' a v v e n t u r a che se– guiva altre avventure, u n l i b r o che si aggiungeva ad a l t r i l i b r i . N e l « Furioso » le cose cambiano : le a g g i u n z i o n i n o n sono possibili p e r c h é la crescita, come nel germe che si s v i l u p p a ad organismo, p u ò venire solo d a l l ' i n t e r n o . D i ciò ci offrono una specie d i c o n t r o p r o v a i cosiddetti « Cinque C a n t i ». L a l o r o esistenza dice che i n u n m o – mento d i dimenticanza delle r a g i o n i i n t i m e del poema, e p r o b a b i l – mente incoraggiato dal successo che questo aveva avuto nelle p r i m e edizioni, A r i o s t o f u preso anche l u i dalla tentazione d i continuare al modo boiardesco. N o n è da escludere che, visto che, almeno nella mossa iniziale, si era proposto d i essere u n continuatore d e l l ' « I n – namorato », volesse anche l u i come g l i a l t r i p r o d u r r e la favola del suo poema fino alla morte d i Ruggiero. F i g u r a r s i B o i a r d o se g l i fosse avvenuto d i mettere insieme quei cinque canti : a l u i che, se se n o n fosse stato fermato dai casi esterni, n o n si sa dove si sarebbe fermato, n o n costava n u l l a i n t r o d u r r e u n n u o v o ciclo d i avventure e aprire u n nuovo l i b r o . M a A r i o s t o si trovava d i avere impegnata la v i t a i n u n poema d i a l t r o t i p p : era u n poema dalle p r o p o r z i o n i definite, dalle forme necessarie, che aveva i n sé la sua legge, e anche la sua misura, i l suo aurocoxec frirpov. Ora b a s t ò che questo poema che doveva finire con la morte d i Rodomonte, e n o n con quella d i Ruggiero, facesse sentire le sue esigenze, p e r c h é egli, n o n curan– dosi che lasciava Ruggiero, A s t o l f o e i l l o r o terzo compagno nel corpo della balena, perdesse la tentazione d i continuare. Delle aggiunte alla p r i m a redazione A r i o s t o ne ha fatte, e pa-

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