Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 5 8 A. Zottoli lirare coi concetti dei petrarchisti; e O l i m p i a n o n ha bisogno d i r i – cordare, come era uso nei c o m p o n i m e n t i del tempo, le storie della m i t o l o g i a , per piangere i l p i a n t o d i A r i a n n a abbandonata. Ange– lica, portata dal cavallo fra le onde del mare, r i n n o v a senza saperle i gesti d i E u r o p a ; e senza saperlo Ruggiero prende l'aspetto d i Per– seo, quando scende a liberar lei che è legata come A n d r o m e d a a l l o scoglio. Questa forse anche la ragione per cui la ricerca delle f o n t i ha avuta tanta f o r t u n a p r o p r i o nell'opera i n cui l'arte ha p i ù com– pletamente riscattata la materia e p i ù completamente ne ha r i s o l u t i g l i elementi nella sua c o n t i n u i t à ; a n z i ha cominciato ad averla fin dal tempo i n cui la derivazione era considerata come u n pregio p i ù che come u n d i f e t t o . Sembra che basti conoscere g l i elementi per spiegarsi i l capolavoro. Quei materiali ci danno l'impressione o l ' i l – lusione, strana quanto si voglia, che n o n possano esser messi assieme senza che ciascuno, per se stesso mosso, vada a prendere u n posto e u n ufficio già destinato. M a , per darci questa impressione, essi ci si presentano separati dalla v i t a da cui trassero l ' o r i g i n e : come ele– m e n t i q u i n d i n o n a n t i c h i e medievali, ma del rinascimento, e già tendenti ad atteggiarsi nella forma che p o i f u consacrata dall'arte d i A r i o s t o . Lasciamo andare la confusione che si è fatta t r a i n v e n – zione e creazione, e i falsi criteri v a l u t a t i v i che se ne son v o l u t i trarre. I l l a t o veramente erroneo delle ricerche i n t o r n o alle f o n t i sta nel richiamare l'attenzione su quel senso delle o r i g i n i che era f a t t o per dividere i v a r i elementi a n z i che per u n i r l i , e che questi hanno perduto e dovevano perdere per entrare a far parte del poe– ma. A chi guardi da u n certo p u n t o d i vista, p u ò sembrare che nel « Furioso » essi abbiano perduta anche la l o r o serietà. Come San G i o v a n n i ha dimenticato le oscure profezie dell'Apocalisse per m u o – versi e agire come u n b u o n mago della leggenda d i A r t ù , così O r – lando n o n è p i ù quello che s o n ò l ' O l i f a n t e ( f r a l ' a l t r o , n o n potreb– be p e r c h é ha perduto quest'arnese da cui nelle antiche canzoni d i gesta n o n si scompagnava mai). Anche i p a l a d i n i n o n sono p i ù q u e l l i che caddero nella « Chanson de R o l a n d » . L ' u l t i m o poeta che si sia commosso sulla r o t t a d i Roncisvalle è stato L u i g i P u l c i , e per aver modo d i manifestare la sua commozione, ha d o v u t o fare u n poema d'intonazione popolare. M a quella residua serietà d i credenza e d i commozione che era p u r essa u n contatto con la r e a l t à , rap– presentava u n ostacolo alla libera formazione della nuova poesia. L'aerea finzione della cavalleria a cui nessuno p i ù credeva ha com– p i u t o i l p r o d i g i o ; ma ha p o t u t o compierlo a p p u n t o p e r c h é nessuno ci credeva. « D i r ò de t a l che' D i o sa se'l f u mai », aveva già d i -

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