Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

Il centenario dell'Ariosto 6 5 7 menticando la l o r o origine, dimenticando i l dichiarato argomento i n servizio del quale erano stati adoperati, per rivelare soltanto la l o r o c a p a c i t à d i scambievole completamento che p r i m a nasconde– vano; e ciò n o n per intervento estraneo, ma solo per una segreta spinta interna che l i porta a occupare ciascuno i l suo posto e a fondersi n e l l ' u n i t à del poema. I m o t i v i del rinascimento, d a l l ' e n – comio e l'adulazione al ricordo classico, dal poema genealogico alla fantasia fiabesca ed eroica e al concetto petrarchesco, ci sono t u t t i , nessuno escluso; e t u t t i t r o v a n o i l l o r o nesso organico e i l l o r o posto definitivo. Anche le lunghe stanze i n adulazione della casa d'Este che u r t a n o t a n t o n o i , nel poema t r o v a n o i l l o r o posto ed hanno i l l o r o ufficio, p e r c h é i l m o t i v o letterario dell'adulazione e della genealogia è uno dei t a n t i elementi dell'epoca dalla cui con– fluenza i l mondo del « Furioso » si è f o r m a t o . Se quelle stanze mancassero, mancherebbe un'occasione d i noia e d ' i r r i t a z i o n e a n o i , ma nel poema ci sarebbe u n v u o t o . I l nesso organico poteva nascere solo dalla t o t a l i t à degli elementi : se n o n ci fossero stati t u t t i , ci sarebbe stato ancora d e l l ' a r b i t r a r i o n e l l ' o r d i n e e del frammentario nel complesso, p e r c h é la visione della v i t a capace d i o r d i n a r l i n o n stava f u o r i d i essi ma nel l o r o insieme, ed era, per cosi dire, l o stesso poema. È la ragione per cui quest'opera che f u i l r i s u l t a t o d i u n ' i n d u s t r i a così ostinata, sapiente e conscia d i sé, ci si presenta coi caratteri dell'evento fatale; ed è la ragione per cui credo che mettano l'accento f u o r i sede coloro che i n A r i o s t o v o g l i o n o veder principalmente i l costruttore. N e l « Furioso » la costruzione c'è, ma come u n f a t t o secondario; essa è sopravvenuta per ritoccare e c o m – pletare una linea che si era già descritta senza i l suo intervento. L a grande o r i g i n a l i t à d i A r i o s t o è i n quel suo lasciar fare, i n quella sua fiducia assoluta nella materia trattata. L a sua opera d i creazione è riuscita così infrangibilmente solida p r o p r i o p e r c h é egli, invece d i porre i l suo sforzo a squadrare e ordinare i suoi elementi costrut– t i v i secondo u n piano prestabilito, ha lasciato che ognuno, nel con– t a t t o con g l i a l t r i , assumesse la sua forma e prendesse la sua v i a . Petrarca porge la mano a O v i d i o e a O r a z i o d i sua i n i z i a t i v a ; g l i esercizi classici per una l o r o esigenza spontanea vanno a intrecciarsi coi m o t i v i fiabeschi e coi r i c o r d i della cavalleria; V i r g i l i o finisce spesso per t r o v a r s i a fianco d i G i o v a n n i Boccaccio, e n o n se ne me– r a v i g l i a . I l giardino d i Venere non deve p i ù , come nelle « Stanze per la giostra », cercarsi u n supporto artificiale, p e r c h é esso fiorisce nell'incanto dell'isola d ' A l c i n a come nel suo posto destinato. O r – lando e Bradamante n o n hanno bisogno d i cercar la parola per de-

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