Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 5 2 A. Zottoli offrirsi come cavalcatura al disdegnoso Ranaldo, q u i , i n qualche momento, si dimostra così accoratamente sollecita della sua c a s t i t à e della fama della sua c a s t i t à . L a vergine Bradamante n o n si astie– ne dal raccontare ai f r a t e l l i la sua avventura con F i o r d i s p i n a e i l modo sperimentale con cui la povera principessa innamorata per– deva ad o g n i risveglio le i l l u s i o n i largitele dal sogno; solo n o n dob– biamo chiederle quei t e r m i n i così b r u t a l i d i una v o l t a : Qualcuna malcontenta sarà di noi e ingannata a la vista, che grattugia a grattugia poco acquista. Sono cose che o r m a i n o n direbbe, anche se le pensasse. C o s ì c o m ' è , forse n o n lascerebbe nemmeno che l'eremita la licenziasse ad- ducendo « che donna n o n p u ò star con u o m o onesta », p e r c h é la cosa contrasterebbe alla d i g n i t à e all'insieme del suo carattere. Come! U n a guerriera che va i n cerca d i avventure, che è abituata a c o r i – carsi all'aperto o nel p r i m o castello che le porga o s p i t a l i t à , fra ca^ v a l i e r i b e l l i e vigorosi, senza accusare s t i m o l i indiscreti e senza ave– re i l m i n i m o sospetto che la sua v e r g i n i t à corra pericolo, ammette– rebbe d i pericolare p r o p r i o quando si t r o v a con u n vecchio ere– m i t a , e tollererebbe che costui le esponesse i l sospetto i n g i u r i o s o ! M a B o i a r d o era f a t t o così : quando g l i era passata un'idea per la testa doveva collocarla a t u t t i i costi. N é per collocarla faceva strap– p i al suo modo d i procedere. I n materia d i donne egli aveva delle c o n v i n z i o n i assai nette, e Bradamante, sebbene destinata a procrea– re g l i antenati degli Estensi, e q u i n d i a p o r t a r i n t a t t a la sua v e r g i – n i t à al talamo d i Ruggiero, doveva mettersi i n linea con le altre. Per l u i contavano le idee della sua testa, n o n le esigenze del suo poe– ma, e per le idee della sua testa tra donna e donna su quel p u n t o l ì n o n c'era differenza. L a differenza c'è per A r i o s t o , anzi per i l poema d i A r i o s t o . Qualcuno che rassomiglia a quell'eremita c'è anche nel « Furioso » : incontra Isabella piangente sul cadavere d i Z e r b i n o ; ma questa v o l t a i suoi t i m o r i , riguardando solo la debolezza della p r o p r i a carne, n o n offuscano neppure d i una lieve nube d i sospetto la p u r i t à della fanciulla. A r i o s t o ammette come B o i a r d o t u t t a la gamma della lussuria; m a : le cose al l o r o posto. N e l « F u r i o s o » restano le carezze lascive, i complessi licenziosi, i baci penetranti, restano anche molte delle parole e dei versi con cui erano descritti; solo che la donna la quale fa e riceve quelle carezze nel m o d o p i ù cospicuo, n o n è p i ù la fedele F i o r d i l i g i , ma la maliarda A l c i n a . F i o r d i l i g i q u i prende i l suo carattere, e la rappresentazione d i que-

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