Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933
6 5 0 A. Zottoli nel l o r o i n t e r n o e i m o t i v i si m o l t i p l i c a n o . I n essi n o n c'è p i ù q u e l – la povera anima d i marionetta obbligata a piegar t u t t a , per n o n aver i n sé i l contrappeso d i a l t r i affetti, al soffio della passione del momento. P i ù sopra, accentuando forse t r o p p o energicamente, ab– biamo detto che questi eroi, oramai che hanno una persona, n o n si lasciano p i ù attraversare dagli avvenimenti, ma l i producono come una conseguenza necessaria della l o r o i n d i v i d u a l e complessione. O r a badiamo. Per dar quella persona ai suoi eroi, A r i o s t o n o n ha b i – sogno d i mettere nel poema l ' i m i t a z i o n e del m o n d o o r d i n a r i o . I suoi personaggi restano sempre i personaggi d i u n m o n d o remoto d a l l a r e a l t à o r d i n a r i a . Se v o g l i a m o tenerci ancora al paragone con B o i a r – do,, diciamo che i m o t i v i che l i fanno agire sono sempre i m o t i v i che abbiamo imparato a conoscere n e l l ' « I n n a m o r a t o », a n z i che la meccanica dei corpi n o n c h é delle anime è governata d a g l i stessi p r i n c i p i i che erano evidenti nelle anime e nei c o r p i d e l l ' » I n n a m o – rato » ; e diciamo pure, i n attesa d i dare all'assunto l ' i n t e g r a z i o n e d i cui ha urgente bisogno, che i l suo mondo è i l m o n d o cavalleresco d i Boiardo che, nell*arricchirsi, ha acquistato coerenza, ma n o n ha cambiato natura. A r i o s t o che lo ha contemplato con attenzione paziente, è riuscito a scovrirne l ' o r d i n e e la legge. È una scoperta che l o lega, togliendo o g n i a r b i t r i o alla sua opera; p e r ò i n conseguenza d i essa n o n abbiamo quello che „si chiama realismo, ma solo una per– fetta o b b i e t t i v i t à della rappresentazione. I l « Furioso » che è u n o dei poemi meno realistici che mai siano stati, sembra esistere per dimostrare quanto sia erroneo confondere l ' o b b i e t t i v i t à della r a p – presentazione con l ' i m i t a z i o n e della r e a l t à . T r a t t i e i n t e n z i o n i rea– listiche se ne t r o v a n o assai p i ù nello sbrigliato B o i a r d o che i n A r i o s t o . C o n la sua immaginazione Boiardo usciva sempre, e v i o – lentemente, dalla r e a l t à o r d i n a r i a ; ma sapeva d'uscirne, t a n t o v e r o che era sempre lì a vantarsene, i n v i t a n d o g l i ascoltatori ad a m m i r a – re la stupenda e i n a r r i v a b i l e stranezza del caso presentato. L a r e a l t à egli, anche quando i l ricordo d i essa n o n era presente nel t e n t a t i v o d i reagirle, non poteva m a i perderla d i vista p e r c h é , almeno nella forma d i lusso che assumeva nel suo u d i t o r i o , l'aveva sempre i n – n a n z i a g l i occhi, e p o i l'aveva i n sé. D i c o : l'aveva i n sé, p e r c h é e g l i che con la sua persona era sempre nel suo poema come era nella società che l o ascoltava, avendola i n sé, per la sua indole poetica con sé doveva p o r t a r l a i n mezzo delle sue i n v e n z i o n i ; nel f a t t o ci p o r – tava anche qualche cosa della sua esperienza vissuta, come quando notava l ' a b i t u d i n e dei ricchi d i mandare nelle battaglie i p o v e r i e i disperati avanti, o quella dei l a d r i , — n o i p i ù eufemisticamente
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy