Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

// centenario dell' Ariosto 649 zione n o n potrebbe nascere né sostenersi. M a A r i o s t o che ha v i n t o la commozione p r i m a d i cominciare a parlare, non m u t a ; egli guar– da, n o n partecipa a l l o spettacolo. La condizione riconosciuta e r i – cercata della sua poesia è l ' a n i m o sgombro dalle passioni : « M e n u l l a tangat cura » . I l suo cuore è v o l u b i l e n o n p e r c h é passi d a l – l ' u n a a l l ' a l t r a forma d i v i t a , impegnandosi a tutte, a mano a mano che, l'una dopo l ' a l t r a , g l i si presentano; ma p e r c h é odia le com– promissioni, p e r c h é n o n s'impegna a n u l l a per tenersi sempre p r o n – t o a t u t t o : n é moglie, n é chierica : « divisus alio mentem ». N e l « Furioso » ci sono e si danno i l cambio le i m m a g i n i p i ù diverse e m u t e v o l i ; ma ci sono come riflesse i n uno specchio. I n esso la v o l u – b i l i t à è, se mai, nell'indifferenza della superficie speculare che ac– coglie senza alterarle e senza alterarsi le i m m a g i n i che v i si riflet– t o n o , che è t u t t a nella scena che le è davanti, ma n o n ne ritiene n u l l a dopo che è passata. L a trasmutazione che esso subisce, con t u t t a d i – s i n v o l t u r a e senza oppor resistenze, da u n estremo a l l ' a l t r o , d a l l ' i n – cantamento spettacoloso alla scena umile e quotidiana, dalla t e r r i – b i l i t à della strage alla dolcezza d e l l ' i n c o n t r o amoroso, n o n ha per causa la m o b i l i t à : se si movesse o si commovesse, che, per quanto ci riguarda, è la stessa cosa, la materia rappresentata, tremando i n – nanzi a l l o sguardo, non potrebbe esser colta i n t u t t a la sua preci– sione; n o n ha per causa la m o b i l i t à , dico, se m o b i l i t à n o n si v u o l chiamare, trasportando illecitamente l ' a t t r i b u t o dalla materia rap– presentata al poeta che la rappresenta, l o stare ad o g n i costo fermo a contemplare u n mobile spettacolo che si svolga davanti. A r i o s t o che, i n quanto a l u i , ha u n cuore che n o n si muta con lo spettacolo, è contento d i guardare, e non si muove. E d ecco che quei fantasmi, non p i ù s p i n t i o sollecitati, n o n p i ù d i s t u r b a t i nella l o r o formazione, né arrestati p r i m a del tempo nel l o r o s v i l u p p o d a l l ' i n t e r v e n t o dell'autore, cominciano a diventar per– sone. N o n si m u o v o n o p i ù t u t t i d ' u n pezzo, non hanno bisogno d i far tre passi i n d i e t r o per manifestare la paura, né d i mettere i n m o t o t u t t o i l corpo per rendere v i s i b i l i i l o r o affetti. Essi impallidiscono e trascolorano. Le giunture si snodano, le carni acquistano elasticità, i muscoli della faccia entrano i n azione; sembra che i l sangue co– m i n c i a circolare nelle vene, affluisca nelle gote e se ne ritragga. Pren– dono infine un'apparenza organica e un'indipendenza d i v i t a che a l l ' « I n n a m o r a t o » era ignota. E a mano a mano che n o n si pre– sentano p i ù con una struttura sommaria e rudimentale, a mano a mano che, abbandonati a se stessi, i n se stessi t r o v a n o la capacità d i compiere la l o r o funzione, la c o n t i n u i t à del ricordo si ristabilisce 33.* — Pègaso.

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