Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933
Il centenario dell'Ariosto 6 4 7 sull'anima col fragore della t e m p e s t a » , « p a g i n e f u r i b o n d e » , « s i n f o n i e t e m p e s t o s e » , « s u o n i a martello con uno scampanare l u n g o e pauroso » , « ottave che scrosciano come u n cielo r a n n u v o – l a t o a u n r o m b o d i t u o n o », « ottave tormentose e f e b b r i l i ». N o n seguito; ma n o n mancano neanche i c o l p i d i maglio, g l i e m p i t i dei t o r r e n t i , le voci misteriose e profonde. I n qualche parte i l M o m i – gliano, svelando u n p o ' l ' o r i g i n e segreta d i queste espressioni, par– la d i rappresentazione o descrizione violenta. Evidentemente si de– ve leggere: rappresentazione d i scena violenta, p e r c h é i n A r i o s t o , anche dove c'è violenza nella scena rappresentata, la rappresenta– zione resta sempre calma ( a l t r i ha giustamente parlato d i gioia del descrittore). A n z i questa calma della rappresentazione d i fronte a l – la violenza della scena rappresentata è una caratteristica del « F u – rioso » ammessa da t u t t i , anche dal M o m i g l i a n o che gliela rico– nosce i n astratto, anche se i n concreto gliela fa perdere ad o g n i epi– sodio che studia. C o n ciò non si v u o l negare i l cosiddetto cuore d e l l ' A r i o s t o . Francesco De Sanctis che nella « Storia della letteratura italiana », parlando d ' A r i o s t o , aveva insistito unicamente, o quasi, sulla i m – maginazione impersonale, sulla perfetta o b b i e t t i v i t à d i quella poe– sia, sulla non intromissione del poeta nella sua storia; nelle lezioni, discorrendo con g l i a l l i e v i , diceva spesso : Vedete quanto cuore ha l ' A r i o s t o . E l ' h a certo, o l'aveva, — i due tempi possono involgere due significati della parola, — tanto l o aveva che potette fare co– sì grande poesia. È u n cuore che è doveroso accettare i n blocco, ma assai pericoloso dettagliare al m i n u t o ; v o g l i o dire che, se non si v u o l rischiare d i prendere per effetto della commozione quello che è v i r t ù dell'arte, bisogna guardarsi dal cercare nei singoli episodi e ne– g l i atteggiamenti dei singoli personaggi i personali affetti dell'autore. Fra i l cuore d ' A r i o s t o e le singole figurazioni del « Furioso » s ' i n – terpone t u t t a la massa compatta del poema; e nel poema n o i ve– diamo che A r i o s t o è così poco commosso delle avventure dei suoi personaggi, o se vogliamo, ha così completamente superata la fase iniziale della commozione, che p u ò lasciare e ripigliare i l racconto con la p i ù completa indifferenza anche dove, per essere p i ù pate– t i c i i f a t t i raccontati, p i ù dovrebbe sentirsi trasportato. C i ò che a l u i preme è r i p r o d u r r e fedelmente ciò che vede, p o i c h é parla dei f a t t i come d i qualche cosa d i accaduto e d i visto. A n z i ci tiene a far notare che le cose si l i m i t a a esporle così come si sono presen– tate ai suoi occhi : sa che a l t r i potrebbe obbiettare che quella lunga muraglia n o n è d'oro ma d'alchimia, ma egli che si contenta del-
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