Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 4 6 A. Zottoli del tono si sente che si è liberato da o g n i residua c o m p l i c i t à con la materia rappresentata; riproduce i m m a g i n i , n o n consente coi suoi personaggi, non balza, non grida, n o n ride con essi. L a parola che è i l risultato d i questa contemplazione t r a n q u i l l a , ha funzione spe– culare, non suggestiva o espressiva d i affetti. A t t i l i o M o m i g l i a n o nel suo bel « Saggio », ama, parlando del « F u r i o s o » , ricorrere alla terminologia musicale; « l ' o u v e r t u r e del poema », « la nota fondamentale », e v i a dicendo con una m o l t i – tudine infinita d i temi : i l tema d ' O r l a n d o , i l tema d'Angelica, i l tema della magia, i l tema dei m o n t i inaccessibili, i l tema del corno, per citarne pochi fra i m o l t i s s i m i . Viene i l sospetto che abbia v o – l u t o apprestare per i l « Furioso » una d i quelle guide tematiche che sono i n uso per poemi d ' a l t r o genere; e col sospetto, la tentazione d'osservare che i l trasporre i dati d i un'arte nei t e r m i n i d i u n ' a l t r a n o n è i l mezzo migliore per interpretare u n capolavoro. M a n o n d i ciò occorre far disputa. I l M o m i g l i a n o , anche se spesso ha adat– t a t o quelle impressioni d i lettura d i cui p u ò d i r s i p r i v i l e g i a t o i n formule predisposte, e anche se spesso parla come se, invece d i chie– dere i suoi mezzi c r i t i c i al « Furioso », ne avesse preparato l'arse– nale p r i m a d i affrontar l o studio del poema, fa delle osservazioni assai belle, nelle q u a l i è piacevole seguirlo, e anche i s t r u t t i v o . I o per m i o conto, se è lecito parlare d i sé, d i seguirlo non m i r i f i u t o neppure nella ebbrezza verbale a cui t a l v o l t a gode abbandonarsi e dove le parole rischian d i farsi p i ù suggestive che significative. A n – z i non m i sento d i protestare neppure quando, a conclusione del suo studio, egli pretende farci credere che « volendo riassumere con una f o r m u l a l'esatta impressione che lascia la lettura d e l l ' O r / o n d o , bisogna dire che o g n i episodio ha u n m o t i v o dominante che emer– ge fra u n ricco e v o l u b i l e accompagnamento, e l ' i n t e r o poema ha i suoi m o t i v i d o m i n a n t i che emergono fra una delle p i ù m o b i l i or– chestre della poesia u n i v e r s a l e » . N o n m i sento d i protestare per– ché, per buona fortuna, queste parole, malgrado la l o r o veste con– clusiva, restano f u o r i della sostanza dello studio, e n o n detraggo– no n u l l a alle tante cose belle che i l M o m i g l i a n o ha saputo d i r c i . I l male vero è che, obbliato sulle a l i della musica, i l M o m i g l i a n o ha, n o n so come, finito per vedere i l « Furioso » come qualche cosa che rassomigli al poema passionale, ed è sistematicamente an– dato cercando l'emozione del contemplatore nell'interpretazione d i ciascuna delle scene contemplate. N o n si p u ò immaginare quante cose che non ci sono egli riesca a trovare nella piana, nella sem– plice, nella serena poesia d ' A r i o s t o : « parole gioiose che ricadono

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