Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

6 4 4 A. Zottoli visus alio mentem ». Quelle cacce, quei t r a t t e n i m e n t i che per B o i a r – do erano la condizione e quasi la sostanza della poesia, per A r i o s t o erano qualche cosa da cui dovesse astrarsi per poetare. « L ' A r i o s t o n o n si mise a comporre u n poema romanzesco p e r c h é le tendenze dell'ingegno, g l i affetti del cuore, i sogni della fantasia ve l o trascinassero irresistibilmente. E g l i era u n artista che andava i n traccia del suo argomento » — ha detto P i o Raina. P i u t – tosto che stare a c r i t i c a r l o , ricordiamo quell'ammirazione fresca e sincera che egli ha sempre conservata per B o i a r d o e che della sua natura è u n t r a t t o così simpatico e forse anche così rivelatore. O g n i cuore ha i l suo angolo segreto dove, n o n v i s t i dal p u b b l i c o , resta– no aggrappati i sogni f o l l i dell'adolescenza. I l candido Raina, l'e– roe della ricerca positiva coscenziosa e precisa, n o n aveva esitato a prendere, una v o l t a per sempre e senza r i m p i a n t i , come sua pa– t r i a d'elezione la biblioteca, come campo chiuso delle sue gesta i manoscritti inesplorati; ma probabilmente nel fondo della sua a n i – ma così ordinata e puntuale era sempre v i v o i l richiamo d i u n ' a l – tra v i t a , della v i t a avventurosa e sbrigliata d i quei r o m a n z i caval– lereschi che t a n t o ha c o n t r i b u i t o ad illustrare coi suoi l a v o r i a m m i – r a t i e a m m i r e v o l i . Poteva adoperarsi quanto voleva a sostituire ne– g l i studi letterari l'epoca della macchina a quella della mano l i – bera; i l capriccio f r i v o l o , i m p u l s i v o , irrazionale n o n lasciava d i esercitare su d i l u i l'antica seduzione. V o g l i a m dire con ciò che egli chiedesse alla poesia ciò a cui aveva r i n u n c i a t o nella vita? Solo D i o sa scrutare i cuori e le reni degli u o m i n i . L i m i t i a m o c i a dire che, se ciò era, Boiardo doveva essere i l suo poeta. Nessuno p i ù d i Boiardo per cui la poesia n o n si distingueva dalla v i t a ( r i c o r d i a m o fra parentesi che i l Raina nei suoi p r i n c i p i i generali è sempre par– t i t o dal tacito presupposto che poesia e v i t a s'identificassero), sa porgere nella poesia a coloro che, come oggi si dice, sentono i l b i – sogno d i evadere, i l compenso della v i t a : i suoi canti, ancora i m – pregnati dell'atmosfera eccitante da cui nacquero, n o n hanno per– duto coi secoli quel l o r o potere d i suggestione che n o n è sempre u n f a t t o d'arte, ma a cui nemmen oggi è facile sottrarsi, e ancor oggi sanno trascinare i l e t t o r i con l'istessa foga irresistibile con cui l'immaginazione del nobile autore trascinava le sue dame e i suoi cavalieri. M a i n A r i o s t o la poesia che si è distinta dalla v i t a , sta f u o r i dell'atmosfera eccitante che Boiardo cercava. E g l i n o n è co– me Boiardo che, sentendosi della stessa famiglia dei suoi eroi, p r o – vava i l bisogno d i muoversi con l o r o , d i partecipare alle l o r o m i – schie e ai l o r o affetti. Sente d i essere d i u n m o n d o diverso da quello

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