Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

G . CENZATO, Itinerari provinciali 7 6 1 p o r t o » . Pagine di precisa evidenza, oltre tutto. Pittoresche e nervose. Sobrie, limpide, vive : da antologia. Prima di raccogliersi in libro, — cui va innanzi una bella affet– tuosa presentazione, dettata da Arnaldo Mussolini poco prima di mo– rire, — queste pagine erano articoli pel Corriere della Sera. Chiamato qua e là all'improvviso dal suo obbligo professionale, il reporter si sarà più d'una volta trovato, — come tutti i suoi colleghi, — a dover aprire un po' precipitosamente la Guida del Touring, il manuale di letteratura, di storia, di geografia. L o si capisce dall'abbondanza dei riferimenti cul– turali, come se fosse mancato il tempo di decantare la pagina, di lasciar posare qualche notizia. Cenzato visita l'artistico giardino di Collodi e viene a sapere che quel giardino lo dicono opera di un signore di Pistoia arricchitosi coi commerci. « Pistoia : la saggezza legislatrice di Cino e la ladreria di Vanni Fucci ». Ma se gli riesce di trar partito, in un giorno di grazia, anche da questo genere di cultura, non dirò improvvisata, ma rinfrescata per dovere di giornalista e messa a profitto nel crogiolo dello spirito giocondo, allora assistiamo a felicissime prove. Esempio, l'itine– rario Nel paese di Laura. PIERO NARDI. CARLO L i N A T i , Concerto variato. — Emiliano degli Orfini, Geno– va, 1 9 3 3 . L . 1 0 . Quella di Carlo Linati non è una cantina scientifica o razionale, che dai colombari uguali di cemento versa a tutti un vino tipo unico. È anzi una cantina all'antica con botti e botticelle e caratelli di varia età, di vario calibro e di vino diverso; e ci sono qua e là, oltre i fusti, i vetri, damigiane e fiaschi e agli angoli, in alto, sotto la polvere e le ragnatele, qualche palchetto di vecchie bottiglie. Che beva poi ciascuno secondò la stagione o il suo gusto. Ma vale anche questa volta il dettato che nelle botti piccole c'è il vino più buono. F i n qui i libri di Linati ci sono sempre piaciuti in ragione inversa al numero delle pagine; la sua Orsetta, il suo Duccio, il suo Renzo sono figure che entrano in pochi fogli; i suoi « doni della terra » le sue « nuvole » i suoi « paesi » quadretti che stanno sotto poco vetro; e fu quasi sempre preferibile un diario di Linati a un suo romanzo, un suo viaggetto a zig-zag a un suo racconto lungo. Che dire adesso del libretto Concerto variato che Linati ci offre? Che questo è vino della sua miglior cantina, governato a suo tempo, invecchiato e fatto chiaro e spillato pur mo' dal botticino... Dice una volta Linati in questo libro: « Io procuro di non far nulla di proposito, per programma, dominato dall'urgenza o dal desi– derio o dalla moda, e la vita mi piace sbocconcellarmela anziché divo– rarmela a bocconi ». Dice anche: « Io sono nato nell'altro secolo e poiché lo spirito è un po' sempre il figliolo della propria giovinezza, involonta– riamente io porto in me certe abitudini di sentire, di pensare e di con– durmi e una certa aura sentimentale e certo gusto per la finitura, per l'indugio e per Io stile ch'erano propri del principio di questo secolo... Si ballava, ci si lasciava vivere ». L 'arte di Linati si è venuta maturando

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