Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

• L ' I T A L I A I N M O S T R A . Questa primavera sarà veramente stata l'esposizione dell'Italia nuova, davanti agli stranieri e davanti agl'Italiani; un'esposizione il cui buon successo è stato riconosciuto e proclamato dai più indifferenti e anche dai più sospettosi. Congressi internazionali d'ogni professione, dai giuristi ai musicisti, dai chimici agli antiquari; mostre di pittura, di scultura, d'architettura, di arti d'ogni paese, più o meno decorative; fiere cam– pionarie, da Milano a Bari; stagioni di musica come quella del Mag– gio Fiorentino dichiarata da francesi, tedeschi ed inglesi la più origi– nale e inappuntabile, dall'orchestra alle voci, dagli scenari alle danze, oggi in Europa; mostre di pitture antiche come quella raccolta a Fer– rara da ogni angolo del mondo, con tesori che si misurano a centinaia di milioni, o di oreficerie, quadri e arredi sacri come quella raccolta a F i – renze nel convento di San Marco. E per indicare dieci fatti ne dimentico cento. Ma non dimenticone opere nuove, prima quella dell'Agro Pontino bonificato, ad ammirare il quale agricoltori, sociologi e politici si partono fin dall'America; e a Roma, il taglio della via dell'Impero e della via del Mare, la nuova Ostia, la pineta di Castel Fusano aperta al popolo. Alle quali visioni s'ha da aggiungere l'esposizione di noi stessi, voglio dire della nostra serenità e alacrità che fa sgranare di meraviglia gli occhi dei viaggiatori giunti d'oltralpe e d'oltremare. Finora lo straniero viaggiando l'Italia ne ammirava e ricordava so– pra tutto i monumenti e il paesaggio. Dopo aver viaggiato la Francia o la Germania, la Russia o l'Inghilterra, esso prima di tutto ne ricordava gli uomini, le loro fogge ed usanze, superstizioni e ambizioni, e solo poi badava al paese, agli edifici e ai musei; ma da noi, salvo rare ecce– zioni da Goethe a Stendhal, gli accadeva il contrario, anche per la maestà e grandezza delle memorie antiche e per la tanta varietà dei costumi, tra Siracusa e Venezia, che lo divertiva e gl'impediva di concludere i l suo giudizio. Adesso lo straniero non trascura queste memorie, ma l'uomo italiano, da Benito Mussolini fin al contadino che s'accosta discreto all'au– tomobile fermo sulla strada maestra, gli si presenta in prima fila, am– mirevole. Egli sa che nemmeno questa è la terra di Bengodi; ma nel più

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