Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933
7 3 8 M. Moretti si metteva a suonare i l suo strumento menando l'archetto di con– traggenio, cioè a capo in g i ù . « Sposati », diceva alla madre i l bel marinaio che la sapeva lunga e voleva fare i l signore per tutta la vita, o : « V a bene, ti sposi, ti vendi ». E i l grammofono nascosto nell'interno della poltrona : « B u o n giorno, benvenuta, sia felice, signora Andreana.... ». E la M à l g a r i a chiedere che la padrona vada a Chioggia a veder tante cose! « San Felice e San F o r t u n a t o i xe a banda manca, co s'entra in Domo, parona.... ». « L ' a r i a del proprio paese.... la spiaggia.... i l pigiama.... ». E r a la ballerina. — « C o n una gamba fuori del letto, per non dormir comodo » . E r a L u i s o n B a l l a B a l l a . « L a ragazza è rimasta a casa? a chi l'hai affidata? ». E r a siora Felice Pagan. « L a comare xe morta, el dotor Peloso xe morto, tufi i xe morti.... ». O h D i o , questa non era la B a l l a r i n ? « U n bel figliolo, tuto so mare.... ». Ancora la B a l l a r i n ! « Volete l'esame del sangue? » . Sempre lei, sempre lei, maledetta! « Sei tu che mi hai dato la vita? sei tu che m i hai messo i n quest'inferno? » . U n o sguardo d'ira che trafìgge i l cuore materno: « Sei tu che mi hai dato la vita? » : e la madre avverte i l fiotto di sangue, lo ac– coglie nel catino dove ci si lava e non p u ò far nulla per l u i . N o , non si p u ò far nulla per lui. N o n è per l u i che la madre si trova quassù, non è per l u i che la sua vita ricomincia da capo. N o n r a n – tola i l figlio malato, vagisce quest'altro che a r r i v a . . . . U n altro, un altro! Eccolo, eccolo! i l figlio vero, i l suo solo figliolo, giacché i l figlio sano non è p i ù suo e non sarà mai suo i l figlio malato e la femmina, lei, s'è perduta : la creatura che n o n p o t è avere nei giorni tranquilli e felici della g i o v e n t ù e dell'abbon– danza, i l figlio maschio suo, tutto suo, da farne quel che vuol lei : eccolo qui, venuto in ritardo, ma sempre i n tempo, quando la m a – dre impara i l mestiere, impara la vita. A h finalmente, è per l u i ! quello che ha fatto, quel che fa ora su questa cima, donde sogna il nuovo versante della sua vita, è per lui. A l u i d o n d o l e r à la cuna* a l u i dirà : F a la nanna, bel bambin, che i l tuo babbo è andato al mercato, la tua mamma è andata alla messa a cavai d'una civetta, la civetta s c a p p u c c i ò , trentadue se ne a m m a z z ò . . . .
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