Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933
rito le aveva parlato con dispetto di quest'altro segno dei tempi, d i questo assalto che la donna dava ogni giorno alla pescheria, al mercato del pesce all'ingrosso, c i ò che quei galantuomini dovevano aver deplorato perché le femmine fan troppo chiasso, come altrove si deprecavano le avvocatesse, le dottoresse : ma forse lei non sen– t i v a i l bisogno di ricordare queste querele assurde e ridicole, avendo visto e controllato lei stessa, sapendo bene lei stessa come s'indu- strino le donne in questo paese, come stiano quasi alla pari coi be– stemmiatori, senza offendere esse i l divino Seminatore di pesci. U n tempo forse le avrebbe disprezzate : ora capiva i l loro co– raggio, la loro forza di resistenza, una lotta che si rinnovava ogni settimana, ogni due settimane, per la perdita del banco in pescheria, per la riconquista d'un avventore.... F u a questo punto che c h i a m ò a se la vecchia M à l g a r i e le chiese a bruciapelo che cosa pensasse delle donne che « si buttano avanti così ». L a M à l g a r i torse i l naso come se lo rincagnasse. — X e tuta zente che ga la lengua longa, — risponde la M à l – gari. — L e done pezo dei omeni. — E c c o : ha sentito parlar male la Barabina perché non va d'accordo con suo figlio ch'è un pescivendolo in grande e al mer– cato vuol comandare su tutti. S i sa che ha la lingua un po' lunga, la veda. — L a veda la ga rason. Se da quela boca vien fora de le pa- rolasse, xela de eia la colpa? D e l fio ladro, por^eo, in malòrsega el vaga anca l u ! — Vedi? S i parla male quando c'è una ragione, quando non s'è ancora abbastanza tranquilli. M a quando un figliolo non ti mortifica.... quando si fa volentieri i l proprio mestiere.... quando io a v r ò la mia bilancia.... quando a v r ò affittato i l mio banco.... — V u al banco? v u a la balansa? — M i , mi, — canzonava l'Andreana, — mi al banco, mi a la balansa, in pescarla.... — C o r p o de una gagiandra! E i a al bancon, eia a la balansa, in pescarla! — T a s é , pampaluga. F a r ò quel che faseva la bona anima de mio pare, quel che faseva el me primo m a r ì o e po' anca el me se– condo m a r ì o . . . . Gaveu capìo? — A questo punto dà una risata vana, un po' da citrulla. — M a c c h é ! Basta di lavorare col pesce. Siamo andati tutti a ramengo. Basta, basta! U s c ì : camminava a testa alta, pensando che qualcuno la no– tasse e s'incuriosisse di lei ch'era stata ricca e felice, che aveva avuto
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