Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

7 2 8 M. Moretti teva sempre rifornirsi all'arrivo. ( M a il portafogli, aprendosi, ave– va svelato ancora una volta una piccola lastra incorniciata di stri- scie di carta nera ch'egli aveva alzato un giorno alla luce tenendola fra i l pollice e l'indice: era un ricordo radiografico, una cosa cru– dele, una fotografia del suo interno....). L ' A n d r e a n a nasconde i l danaro per non contarci sopra, per non vederlo. Quel danaro della B a l l a r i n , quel danaro del figlio malato.... C h e vergogna accettar danaro da un figlio malato, da un figlio che ha avuto l'emor– ragia ! E r a come s'egli le avesse pagato.... oh D i o , non sapeva bene che cosa, ma forse il dolore, il raccapriccio, la vista del san– gue.... A h sì? e ora che era ricca e aveva quasi ottocento lire, si faceva vivo i l signor professore? Doveva mandarlo al figlio di Nondo un danaro così sciagurato? Boia del somaro, questo poi no! O r a la madre sapeva quanto dovessero peggiorare le condi– zioni di lui, dopo gl'inutili turbamenti di quella malaugurata set– timana, sì che i l malato non rientrava in sanatorio, ma passava dal sanatorio al tubercolosario e c'era la sua differenza, dato che i n sanatorio si guarisce e nel tubercolosario.... sì, nel tubercolosario, presto o tardi, si muore, anche se ci si chiama Felice o Fortunato : e questi nomi assurdi dovrebbero essere proibiti perché non è così che si provoca la felicità e la fortuna. « A h sì, veramente felice! N o n vedete come son fortunato? ». Bisognerebbe dirlo forte a quel– l i di Chioggia, e che la voce di questo infelice la udissero da V i g o al Duomo tutte le madri.... Per la prima volta p e n s ò che la sua vita finiva e doveva quindi morire anche lei. Vivere solamente per « quel disgraziato », no, era troppo. L e pareva p i ù giusto morire d'un male inesorabile come quello dell'altro suo disgraziato e, vedendo sempre quel san– gue schiumar nel catino, pensava come a un misterioso svenamento che la lasciasse bianca nel letto. T u t t o era finito per lei, non aveva p i ù nulla, né masserizie né danaro né d i g n i t à né parenti né figli né amore. D ' u n tratto, sola nella sua stanza come quando si chiu– deva per guardare a lungo i l ritratto di lui, la madre capì che aveva bestemmiato la vita, e bestemmiava D i o che dà la vita e la morte e conduce alla vita e alla morte con giustezza e v o l o n t à inesorabile, e nel cuore della madre che vede intorno a sé il sangue e la morte lascia sbocciare un'ultima volta il fiore della vita. N o n aveva p i ù figli grandi, ma ne avrà domani uno piccolo.... Che cosa strana, un vagito, una culla! Ricominciare da capo, con corpettini e fascie, oh che gusto! Forse no, forse non aveva bestem– miato la vita pensando che la sua vita finiva, perché la sua vita

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