Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

7 2 6 M. Moretti nello come a un altarino. I n sostanza egli era un « intellettuale » p i ù che un vero chioggiotto, se confondeva le tartane coi trabac- coli, le barche chioggiotte con le nostrane, quasi quasi la prua con la poppa, e gli sgombri coi cèfali, e maestro con ostro, e i l saltarello col cogollo, sì che paron Bepi sogghignava in un canto per l'insi– pienza di questo suo concittadino abituato alle eleganze estreme del sanatorio. L a madre si dichiarava soddisfatta perché egli aveva trovato quella barca « una favolosa tartana », « col p i ù bel gallo che si sia mai visto su vela », senza pensare che in quelle congratulazioni troppo facili c'era stata la solita ironia della gente giovane d'ora. — P e r ò , non sarebbe meglio che la tartana avesse i l vostro nome semplicemente perché v i appartiene? Sì, questo era giusto : ma non si sentiva donna da ammettere che un figliolo potesse umiliarla rimproverandola di non aver né . barca né casa. T r a t t o tratto alzava la testa, ergeva i l busto : p r o – vava a tenersi un po' su. Constatava con soddisfazione che, non ostante il suo orgoglio di malato e di raffinato, egli aveva una certa soggezione di colei che gli s'era rivelata madre d'un tratto o, almeno, dinanzi a lei non osava gesti temerari come quello di tirar fuori un piccolo revolver luccicante che serviva così bene a spaven– tare i chioggiotti. ( I chioggiotti strillano, la mamma corre a prendersi in collo il p u t è l o , la M à l g a r i protesta coraggiosamente facendo scudo del proprio corpo: — I n m a l ò r s e g a ! el ne copa tuti! -— e l u i ride e tossisce o emette uno sternuto che pare gli venga su dai polmoni, finché l'Andreana non s'affaccia all'uscio ingru– gnita a ristabilir l'equilibrio). O r m a i s'era abituata a entrargli in camera, la sera, con finta spavalderia, senza bussare : e lui, che era già a letto, p i ù bianco e azzurro d'una puerpera, si scoteva e la guardava con rabbia, quasi quasi le avrebbe tirato un cuscino. L ' A n d r e a n a faceva una smorfia cattiva, benché si sentisse stringere i l cuore. Quella stanza fredda, quella finestra aperta non convincevano : sternutiva : s'avvicinava al davanzale e faceva atto di chiudere. — Beh? Che v i salta in mente? — I tuoi dottori, i tuoi professori.,., ti mangiano i soldi.... Sì, ecco, mangiano i soldi alla B a l l a r i n . . . . U n a sera, prima d'uscire, fece appena i n tempo ad accorrere col catino: il catino si riempì d'un sangue schiumoso, d'un sangue come d'agnello sgozzato. L u i a b b a n d o n ò la testa sul guanciale a occhi socchiusi, con la camicia aperta, stracciata, e i l petto ignudo,

RkJQdWJsaXNoZXIy