Pègaso - anno V - n. 5 - maggio 1933

6 3 4 G . C O M I S S O , // delitto di Fausto Diamante tapesta. Davvero ci si domanda come Comisso abbia potuto scriverla. P o i Fausto Diamante s'imbarca di nascosto sopra un veliero; e noi preghiamo con fervore Iddio di non incontrarlo mai p i ù . . . A riassumerlo così, ci si avvede anche meglio che il cattivo genio di tutto il racconto fu proprio la sua morale eroica. Finché Fausto Diamante resta, come tante altre figure o figurine di Comisso, il solito vagabondo e giraterra, le cose vanno; ma quando Fausto vuole darsi un'importanza e trovarsi una morale e costituirsi in personaggio, allora diventa appena l'attendente di Corrado Brando. Certa falsità insolita in Comisso si in– sinua anche nelle parti più libere e impressionistiche. (Fausto Diamante ascolta una notte certi canti e sospira : « O h quando io sarò lontano da qui come p o t r ò resistere allo strazio dato da queste canzoni? ». M a que– sto non è p i ù Comisso!) E mi pare questa la volta buona per dire che Comisso, scrittore spesso ottimo, e sempre scrittore libero, abusa un po' di questa libertà. Stucchevoli e pericolosi gli scrittori decisi a scrivere sem– pre bene, o « bello » ; e aveva ragione Marziale quando consigliava M a - tone a scrivere anche male. Omnia vis belle, Matho, dicere. Die aliquando E t bene: die neutrum; die aliquando male. p Comisso è di quegli scrittori che seguono di solito la ricetta di M a r – ziale, e fa benone. M a qualche volta (e certo in questo romanzo) esagera un po' le ultime due dosi della ricetta. I l romanzo porta in fondo chiara e quasi ostentata la data: Agosto 1926. Che vuol dire? Che fu scritto ben sette anni fa e in un mese caldo? E consideriamo pure il Delitto di Fausto Diamante come caduto in prescrizione... P I E T R O P A N C R A Z I . ALFONSO GATTO, Isola. — Libreria del 9 0 0 , Napoli, 1 9 3 2 . L . 1 0 . GIOVANNI D E S C A L Z O , Risacca. — All'insegna della Tarasca, Genova, 1 9 3 3 . S. p. Avviene raramente che un esordiente presenti, come il Gatto, in uno stesso libro, tante virtù e tanti v i z i e così tenacemente uniti e i n – districabili; sì che citare qualche pagina interamente bella riesce nel suo caso impresa quasi impossibile. G l i avversarli della critica estetica (ne esistono molti e non si rendono conto che una proficua critica extra este– tica è possibile solo quando non manchi, chiaro o sottinteso, un accordo preliminare sul valore estetico di un'opera), potrebbero inferirne che forse il Gatto, poeta che non si lascia comodamente spartire in due zone, l'uomo da una parte e l'artista dall'altra, appartiene a una famiglia di scrittori p i ù solidi in confronto di coloro che tengono i loro posti nel– l'agone contrastato della così detta lirica pura. M a a parte il dubbio che p u ò sorgere sull'esistenza stessa di questa purezza (dalla quale i migliori hanno saputo evadere a tempo, lasciando nelle mani degli imitatori le .spoglie morte di un genere letterario noioso come tutti i generi astratti);

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