Pègaso - anno V - n. 5 - maggio 1933

A . N E G R I , Di giorno in giorno sua poesia d'una volta, giù pei Navigli verso Santa Sofia. V i a Vallone, la strada ch'ella faceva e rifaceva quando andava a scuola, e rifa adesso per abitudine: non più parapetti e scalini sull'acqua, non p i ù lavandaie curve a torcere panni; prosciugato i l Naviglio, via Vallone non è p i ù quella: è come un viso a cui abbiano cavato gli occhi; (imboccando via Vittoria, i l Naviglio lo si ritrova : ci sono ancora, di là, quelle case povere, a ringhiere, a ballatoi di legno, capriccio e gioia di pittori; ma per quanto? e c'è, all'angolo di via Olocati, ancora la Madonnina, col suo Bambino al collo; ma per quanto?). Stania: ritratto di bulgara. V e – nuta a Pavia con una borsa di studio, a frequentare la facoltà di chimica. Zazzera liscia, sottana corta, pull-over e, sul suo tavolo, dispense irte di formule. Sogna la carriera a Vienna, a Berlino, a Londra, in istituti di ricerche scientifiche. A l t r o che sposare, nel suo paese, un mercante di cavalli o un coltivatore di rose! Ma se indossa i l costume di donna del contado, che ha portato con sé da Sofia, se danza le sue danze nazionali, se si concede un respiro tra un esame e l'altro, e riprende in mano i l ricamo in cui il senso e la nostalgia della sua terra si trasfondono sotto specie di compatto disegno policromo, violento di contrasti del rosso col nero, col giallo, con l'amaranto, oh allora... C h i u d i i l libro, e lo senti organico. Di giorno in giorno. Sì. M a andando alle cose con un'anima ogni giorno la stessa. I l che equivale a parlare d'intima coerenza, d'interna saldezza. I l libro odierno è stato definito gemello de Le strade, l'altro libro di prose poetiche della Negri. Certo, per quelle strade, si giunge a questo di giorno in giorno. Anche allora, i l senso d'allucinazione, di sogno euforico (visioni di Capri, di Cadenabbia...) e l'analisi rivolta a far che nulla si perdesse, dell'og– getto evocato, per renderne p i ù seducente l'imagine ( « V ' è al mondo qualcosa di p i ù ricco della pannocchia, e di ugualmente perfetto?... Se ne levo una dal cartoccio, e me la sento e me la vedo tra le mani... e ogni chicco è così bene incastonato... » ) . Anche allora, un anelito dominante: anelito a l l ' o b l ì o di tutto il passato e di tutto l'avvenire, del rimpianto e della speranza, della nostalgia e delle fredde certezze, per v i – vere solo del presente, o meglio per dimenticarsi anche in questo, of– frendosi specchio delle cose. M a un motivo che facesse tutto i l libro, non c'era. C'è adesso, e lo conosciamo. C h i volesse dargli un sovrasenso, cavarne un m ò n i t o , potrebbe dire : Quello che conta è salvare la propria anima. PIERO N A R D I . G I O V A N N I C O M I S S O , // delitto di Fausto Diamante, romanzo. — C e - schina, Milano, 1 9 3 3 . L . 1 0 . • Questo Fausto Diamante col suo delitto mi sembra che somigli un po', benché in piccino e da lontano, a Corrado Brando. V i ricordate che cosa disse Corrado Brando quand'ebbe fatto i l colpo? — Se questo mio è un delitto, voglio che tutte le mie virtù s'inginocchino davanti a questo mio delitto... — Fausto Diamante non dice niente ed è p i ù disinteressato; ammazza i l poeta Marco Massimo, lo strozza e lo butta in mare, gratis, per niente. Ossia soltanto perché Marco è veramente un poeta detestabile,

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