Pègaso - anno V - n. 5 - maggio 1933

J . B A Y E T , La Sicile grecque 6 2 7 Greci all'imperialismo fattivo dei Sicelioti; l'arte realistica, rude e forte, di Selinunte, a quella più fusa, generica e irreale di Olimpia. E g l i è con– scio di questa ellenizzazione che approda a una realtà antiellenica; di que– sto formarsi, fino al V secolo, d'una vita siceliota, con sue particolari forme, sociali ed artistiche; e vede che nel cozzo tra le qualità sociali el– leniche e le nuove qualità, nasce la tirannide, si formano i grandi stati, grandeggiano i duci crudeli e illuminati, s'afferma l'egemonia di Sira– cusa. M a come si sono formate queste n o v i t à ? E perché solo i n Sicilia, e non negli altri paesi dove s'incontrano gli stessi fenomeni di ellenismo? Q u i i l Bayet si ferma, e in queste contraddizioni si dibatte. M a adesso i l nuovo problema s'impone, anzi è maturo per chi studia l'anti– chità della Sicilia; i l problema della civiltà Siceliota. PIRRO M A R C O N I . B E N E D E T T O C R O C E , Poesia popolare e poesia d'arte: Studi sulla poesia italiana dal tre al cinquecento. — Laterza, B a r i , 1 9 3 3 . L . 4 0 . S i sa che i l concetto di poesia popolare fu messo in voga dai roman– tici; non però mai nettamente definito, se non quando pretesero di sta– bilire con esso un divario d'essenza, quasi che la poesia possa ammettere categorie assolute, e non soltanto differenze psicologiche, di tendenza o di prevalenza. Ora i l Croce osserva che psicologicamente, nella sfera este– tica, la poesia popolare sta alla poesia d'arte come, nelle altre sfere della vita spirituale, i l buon senso sta al pensiero critico, l'accorgimento natu– rale all'accorgimento esperto, e la candida innocenza all'avveduta e ar– mata b o n t à . Chiameremo dunque popolare quella poesia, che, senz'aspa travagli del pensiero e della passione, ritrae stati d'animo semplici in corri– spondenti semplici forme; e d'arte quell'altra, che sommuove in noi molte– plici affetti, ricordi, esperienze, idee, con copia di gradazioni e sfumature, per ampiezza di giri e volute. Poiché consiste in un elementare atteg– giamento dell'animo e nell'analogo tono e del sentimento e dell'espres– sione, la poesia popolare non sorge solo tra i popolani, ma dovunque le anime siano rimaste, verso la vita o certi suoi aspetti, i n semplicità e i n g e n u i t à di sentire, o vi ritornino talvolta. Che se i l romanticismo l e g ò i l concetto di poesia popolare al concetto di popolo come classe sociale che ritiene del barbarico e del primitivo, e predicò la poesia popo– lare come la poesia per eccellenza, come i l vertice della poesia, inattingibile dall'arte; oggi possiamo con serena equità respingere e insieme giusti– ficare storicamente i l triplice uso simbolico (quello estetico, quello poli– tico e quello morale), che i l romanticismo ha fatto del concetto di poesia popolare; come anche possiamo, guidati dal Croce, renderci esatto conto degli usi e abusi che se ne sono fatti nella critica letteraria italiana, massime a proposito della poesia de' primi secoli, ch'è la materia del presente volume. I n ogni punto reca limpida luce la definizione qui elaborata, per– ché coglie da un lato l'essenza della poesia popolare, e dall'altro il rap– porto di essa verso la poesia d'arte. L ' u n a e l'altra essendo toni dello spirito umano, tutt'e due possono esprimersi in opere diversamente ma

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