Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

2 7 2 P. Micheli - Ricordi pascoliani aveva p r o n u n z i a t o i l discorso La grande proletaria si è mossa, i responsi del prof. Ceci e poi del M u r r i , i l lusso dei p a r t i – colari e di notizie date dai giornalisti accampati nelle v i c i – nanze o nella casa di Bologna a raccogliere particolari delle ultime sue ore e l ' i m p o r t u n i t à di gente che n o n lascia t r a n q u i l – li gli u o m i n i i l l u s t r i nemmeno all'atto della morte, avevano già tolto ogni speranza. M a quel grido i m p r o v v i s o mi t u r b ò tanto che non feci attenzione alla carrozza della filovia e ap– pena f u i i n tempo a scansarmi per le voci di alcuni v i c i n i che mi avvertirono, e forse poi risero fra loro di quel babbeo che non sapeva camminare per le strade di una città. L o stordi– mento non mi dette modo di misurare i l pericolo corso e pen– sai se dovevo telegrafare alla sorella o scrivere qualche rigo co– me sfogo di dolore. L a paura di essere messo i n u n fascio con quelli che profittano d'ogni occasione lieta o triste per farsi avanti, mi trattenne; ma alcuni giorni dopo nella 3 / classe della Scuola Normale femminile di L i v o r n o , senza ordine di superiori, commemorai i l Pascoli. E r o da poco a L i v o r n o , la classe non aveva con me l a f a m i l i a r i t à che toglie la soggezione e p u ò , con la stonatura di qualche sguiataggine, rompere la serietà di u n discorso c o m – memorativo. P a r l a i lasciandomi trasportare dall'onda dei ricordi, accennando specialmente al tempo che i l Pascoli era stato p r o – fessore al L i c e o di L i v o r n o , quando lo avevo conosciuto q u a – si ignoto, facendo risaltare così la pura e semplice fortuna che mi aveva reso amico di l u i ; mi intenerii a leggere alcune delle sue p i ù affettuose liriche, e quelle alunne giovinette m i ascol– tarono p i ù che attente, veramente commosse e potei accorger– mene dagli occhi lucidi e inumiditi. I n quella sincera manife– stazione di cordoglio e di ammirazione si abbruciarono tutte le scorie dei puntigli, delle suscettibilità, forse dei n o n confes– sati rancori e m i rimase soltanto u n caro e dolce ricordo del– l'uomo eccezionale che m i aveva accordato la sua a m i c i z i a . Per questo, quando, poco dopo i l Croce scrisse uno die– tro l'altro, s u l G u e r r a z z i e sul Pascoli, due articoli troppo se– veri e i n alcune parti ingiusti, insorsi e scrissi l'opuscolo che al Padre E . P i s t e l l i parve troppo acerbo. Q u e l l o f u i l maggior tributo di affetto che potessi dare pubblicamente alla memo– ria del Pascoli. P I E T R O M I C H E L I .

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