Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

2 Ó 2 P. Micheli trattato d'un altro, non di me. I l trattarsi di me mi h a solo aiutato a giudicare la tua penetrazione; poiché io mi capisco, i l che non succede sempre a tutti. C a r o Michelino, a rivederci presto, a chiacchierare l u n g a – mente, deliziosamente! I o sono poco felice, p e r ò ; qualche v o l – ta tristissimo. T u o G i o v . Pascoli ». H o riportato integralmente la cartolina che avevo p u b – blicato soltanto i n parte, appunto per timore che le lodi ec– cessive fossero credute una canzonatura e m i facessero parere u n vanesio al pensiero che io le prendessi per moneta contante. Per moneta contante non le presi né allora né poi, ma son s i – curo che i l Pascoli trovando che io avevo inteso senza diffi– coltà i suoi versi (mentre molti critici i n quel tempo insiste– vano sulla sua leziosità, preziosità e oscurità), i m p u l s i v o co– m'era, nella « lucida letizia » della prima lettura del mio a r t i – colo si a b b a n d o n ò al suo entusiasmo e con la parola a n d ò u n bel pezzo al di là del pensiero. A n c h e nel tempo della maggior i n t i m i t à la mia corrispon– denza col Pascoli f u scarsa, perché ogni anno tornavo a L i – v o r n o abitualmente nelle vacanze di P a s q u a e i n quelle estive, e allora ci vedevamo t u t t i Ì giorni e spesso due volte i l giorno : la mattina dopo colazione al caffè del F o l l e t t o , dove si r i u n i v a – no letterati ed artisti livornesi o di passaggio o per la stagione dei bagni, e la sera all'ormai famosa fiaschetteria del C i p r i a n i . I l Pascoli n o n aveva i n generale riguardi e sfogava specialmen– te i suoi rancori i n presenza di chiunque si trovasse dal C i – priani, ma poi certi sentimenti f a m i l i a r i , Ì suoi interessi, i suoi desideri e i disegni di tutti i l a v o r i che allora erano nella sua mente allo stato embrionale, me l i confidava lungo la s t r a – da, da V i a Maggi a V i a M i c a l i , dove quasi tutte le sere lo ac– compagnavo a casa. Perciò nelle sue lettere di rado sono spie– gati diffusamente i pensieri letterari o narrati per disteso i fatti suoi : per lo p i ù gli u n i e gli a l t r i sono accennati e si potrebbero dire i titoli dei capitoli che poi svolgeva a voce. Così i n questa c a r t o l i n a : « M i o caro Pietro, non so d i r t i i l piacere che m i h a fatto la tua lettera. T u intuisci che io sono tutt'altro che contento, che ho, sebbene pochi desideri, ancor meno speranze. M a corag– gio! E tu che fai? — D i quel libro p a r l a i . Forse ora ora n o n sono disposti, avendo per es. u n l i b r o shakespeariano del C h i a -

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