Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933
Ricordi pascoliani 261 l a penna si sentiva i n grado di scriverne senza cancellature tanto i t a l i a n i che latini, r i n u n z i a v o di buon grado a vedere stam– pato i l mio nome nel testo e sarei stato p i ù che contento se fosse stato fatto ricordo nelle note di questa doppia attribu– zione. N o n solo i l Padre Pistelli p u b b l i c ò l'ode come diretta a Leone X I I I , ma forse, dalla mia risposta alla sua lettera, messo s u l l ' a v v i s o dell'impressione causata dal ravvicinamento di due persone così distanti nella scala sociale, non fece nessun p a r t i – colare cenno riguardo a questa ode, ma la comprese i n una os– servazione generale sulla doppia dedica di alcune poesie del Pascoli, e i n una nota all'ode scrisse : confronta Pietro M i – cheli, Guerrazzi, Pascoli e la critica moderna. C o n questo ac– corgimento i l P i s t e l l i non tradiva la verità, ma non diceva esplicitamente una cosa che avrebbe messo una nota di umo– rismo sopra i l Pascoli nella solenne pubblicazione dei suoi Carmina. E i l Pistelli fece bene; mentre trattando dell'uomo e della sua v i t a privata, aneddoti di questo genere servono a far sorridere i n modo benevolo sopra certi suoi capricci e b i z z a r – rie e a completarne la figura. U n lettore malevolo, invece, troverebbe da ridere alle mie spalle, leggendo la seguente cartolina che mi i n d i r i z z ò i l P a – scoli, dopo che io gli ebbi spedito un articoletto scritto per la nuova e p i ù ampia edizione delle sue Myricae. L ' a r t i c o l o era scritto nella Gazzetta dell'Emilia firmato P . Micheli e, manda– to al Pascoli da Conegliano dove allora risiedevo, non lascia– v a dubbio sul suo autore. C i ò nonostante egli t r o v ò che n o n poteva sbagliare ad attribuirmene la paternità per un'altra r a – gione. U d i t e , udite! « C a r o Michelino, sei tu i l P . Micheli della Gazzetta del– l'Emilia (come m a i ? ) del 2 1 maggio? Sì, di certo: nessuno, i n – tendi nessuno, i n I t a l i a p u ò dire quel che tu dici e come tu lo dici. N o n puoi immaginare con quale lucida letizia io senta d'essere così indovinato e scoperto. G l i a l t r i così detti critici, con le loro lodi generiche, di che sono larghi a tutti, muovono la bile. I n quel tuo articolo la spiegazione del sonetto II bosco, vale p i ù del sonetto stesso. M a sai che, oltre i l resto, tu h a i a v a n t i u n avvenire glorioso di critico? — T o h : ecco i l lodato che si fa lodatore.... no, n o : io parlo così, oggettivamente, proprio i n un piccolo impeto d'ammirazione, come si fosse
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