Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

3 5 2 M. Moretti ciutaggine, questo modo di rendersi accetta, di lusingare la ric– ca parente che non vorrà lasciare i l suo ai F i l i p p i n i . L e i sapeva bene, del resto, che coi forestieri si parla italiano per evitar la brutta abitudine di mescolare i sentimenti e i dialetti. — O r a che ti guardo bene, — e accennava la nipote alle donne, — ora che ti guardo bene sei vecchia anche tu. E p p u r e , Andreana, alla tua età dovresti essere fresca come una rosa, e ti sei anche sposata per la seconda volta, come m i h a i scritto. Racconta per bene. P r i m a come m o r ì i l p r i m o marito, poi come sposasti i l secondo marito. L ' A n d r e a n a si preparava al racconto, quando la vec– chia cambiò d'umore e le tolse la parola di bocca con u n cenno quasi imperioso: « N o n m'importa di n u l l a » o : « N o n c'è fretta ». Chiese se riconosceva la stanza dove nessun oggetto era mutato da allora, indicava le pareti e i l soffitto e nel soffit– to tutti quei secchi di rame che pendevano per bellezza secondo l'usanza, da t r a v i e travicelli, e i l camino quasi di cucina con la ringhierina della cappa affollata di candelieri e secchielli, m i – nuscoli questi, messi l ì per bellezza, sempre secondo l ' u – sanza. S'accorse che i l bordo di stoffa che girava i n t o r n o alla cappa era sgualcito o scolorito e si rivolse alla donna i n – cinta per dirle con esagerata importanza che bisognava cam– biare « la bandinela del camin » . F u a questo p u n t o che la vec– chia, dalla poltrona, presentò la sua corte alla siora che aveva interrotto i l canto di S a n M a r t i n o , del tempo cioè delle a r i n – ghe, e questa è la C i o c i , una specie di serva-infermiera, non già chioggiotta ma caorlina, e questa è la P i n a lavandaia, che si dice « stanca della lìsia » (lisciva), e quest'altra è una donna gravida che ha u n nome d'opera: C a r m e n . Q u a n d o furono presentate le tre donne, coi loro nomi e le loro q u a l i t à , una serva-infermiera, una lavandaia stanca della lìsia, una donna incinta al nono e u l t i m o mese, parvero soddisfatte e rinunzia- rono a l l ' i m m o b i l i t à : ora potevano muoversi e bere magari u n sorso d'acqua in presenza della nuova venuta. L ' A n d r e a n a sorrise e seguì con lo sguardo la lavandaia che si dirigeva i n – fatti verso l'orcio dell'acqua chiamato « pitera » e, calato u n pentolino nella pitera, beveva dal becco di quel pentolino e poi versava nell'orcio l'acqua avanzata. A n c o r a sorrise e appro– v ò l ' A n d r e a n a , che questa economia e quasi venerazione del– l'acqua da bere le ricordava d'essere a C h i o g g i a , dove le fon– tane si chiudono alle quattro del pomeriggio per riaprirsi sol-

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