Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

poi che la figliastra aveva fatto entrare l'amica nella misteriosa stanza di E v a r d o : si diede dello sciocco e tolse i l disturbo. N e l l a misteriosa stanza del professor di contrabbasso la ballerina entrava molto volentieri, scherzosamente, i n punta di piedi, sapendo bene che per queste ragazze la stanza d'un giovanotto è qualcosa come un tempio, u n sacrario. Scar– t ò la sedia che A n i t a le aveva preparato al tavolino e si sedette sul letto quasi a dimostrare che nella stanza d'un giovanotto si siede liberamente s u l letto. Così seduta esaminava le pare– ti, i l soffitto, i mobili, i l tavolino, le carte s u l tavolino, e c a – p i v a come tutto ciò avesse mille fascini e non ne avesse nes– suno. — D i t e la verità, siete veramente innamorata? V i piace ancora molto? — Moltissimo, — ripete la ragazza, felice di esagerare. — Bene, v i aiuterò a rintracciarlo. O r a diceva che la stanzetta era abbastanza simpatica e che un musicista v i avrebbe scritto della bellissima musica, u n poeta delle bellissime poesie e u n pittore, guardando dalla fi– nestra, v i avrebbe fatto un bellissimo quadro (e una f a n c i u l – la un bellissimo sogno). R i d e v a delle sue stesse parole, ma ca– p i v a i l sentimento di A n i t a che passava qui dentro tante ore del giorno e qui leggeva, scriveva, pensava e non sapeva pen– sare, scrivere, leggere altrove. — Siete sicura ch'egli non torni p i ù ? che non riprenda possesso della sua stanza? — Sì, — fece A n i t a con cocciutaggine, — n o n ci rimette piede i n questa stanza. Forse lo sa che ormai ci sto io. — E ve la lascia volentieri con quel che c'è dentro. O h , non è molto. M a se l'incontro, bambina mia, avrà da fare con me. C o n me non si scherza. A n i t a voleva che l'amica ammirasse i quadretti musicali della parete di faccia e continuava a indicarle l'estasi di S a n t a Cecilia che non pareva commuoverla troppo, sentendosi la b a l – lerina troppo moderna per ammirare le estasi liriche delle sante organiste e melomani. Mascia s'interessava invece a quella me– diocre riproduzione delle N o z z e di C a n a di Paolo Veronese che non pareva fosse a suo posto fra Santa Cecilia e i l j a z z ange– lico di A g o s t i n o di D u c c i o , ma lei t r i o n f ò della disatten– zione della fanciulla che non aveva osservato come anche i n questo quadro ci fossero musicisti eccezionali, e un contrabbasso,

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