Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

I due articoli sulla Riforma della Scuola Media e d e l l ' U n i – versità comparsi nei fascicoli d i marzo e d i l u g l i o del ' 3 2 , d i questa Rivista, hanno avuto fortuna, per merito dello stesso problema che i n quelle pagine era esposto e discusso. Certo non siamo stati i p r i m i a scoprire nella Scuola manchevolezze alle q u a l i la Riforma del ' 2 3 non ha p o t u t o i n t u t t o provvedere o che la stessa Riforma ha provocato, generosamente innovando e coraggiosamente distruggendo pregiudizi pedagogici; ma forse noi per i p r i m i abbiamo dimostrato che la Riforma è stata at– tuata, come era naturale avvenisse, attraverso speranze e t i – m o r i , diffidenze ed entusiasmi, pause e r i t o r n i , sicché son d o – v u t i passare degli anni prima che si facesse strada i l convinci– mento che attuare la Riforma n o n significa soltanto rigorosa– mente applicarla sibbene anche correggerla e modificarla i n quei particolari che l'esperienza dimostrava errati o non del t u t t o soddisfacenti. D i quanto diciamo è prova l ' u l t i m a ordinanza ministeriale che ha i s t i t u i t o le « classi collaterali », u n tempo chiamate « classi aggiunte » ed abolite o t t o anni or sono, nella speranza che la popolazione scolastica eccedente trovasse ac– coglienza nella scuola privata, la quale ci si illuse potesse i n – sieme con quella d i Stato efficacemente concorrere all'educazio– ne della g i o v e n t ù studiosa e invece, nella maggioranza dei casi, s'è rivelata inferiore al suo compito. O t t o anni d i esperienza hanno i n f a t t i dimostrato che, salvo lodevolissime eccezioni, n é dal p u n t o d i vista economico né da quello culturale, e spesso neppure da quello sociale, la scuola privata ha risposto alle esigenze moderne, mentre è avvenuto che molte famiglie desi– derose d i iscrivere i giovani nelle scuole d i Stato bussassero i n – vano a porte che non potevano aprirsi perché ormai erano

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