Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

1 4 6 S. Benco scoli. U n a l t r o giovane, Umberto Saba, rompe senz'altro g l i usati v i n c o l i . V u o l e ad ogni costo vivere la v i t a col suo cuore, vederla coi suoi occhi. Confessa non essergli venuto n u l l a d i toccante né dalla visita fatta a Gabriele d ' A n n u n z i o né dalla lettura degli a l t r i poeti i n auge; si rilegge i n segreto i l Leo– p a r d i ; si commove d i quello che è p i ù venerabile nei ricordi ebraici della famiglia materna; rifiuta la retorica e le sue dotte rievocazioni; cerca quando i l suo spirito abbia con la sensa– zione delle cose una consonanza p i ù arcana, e la scopre nella ta– c i t u r n i t à d i certe vie cittadine dove si sveglia i n l u i una rive– renza melanconica, o nell'indolente sospensione d i certe giornate azzurre del porto, quando t u t t o s'incide come i n u n sogno su la lastra inerte dell'anima. È i l p r i m o Saba. U n cantare nella penombra, con una affettuosità sufficiente a se stessa; ad ora ad ora u n gemito per qualche dolore dell'immaginazione. L a v i t a g l i sarà p o i propizia ; a p r i r à ad u n t r a t t o nel cuore del traso– gnato l o spacco d i una ferita profonda. Si prepara Trieste e una donna, i l cruccio umano del poeta che t u t t i g l i i t a l i a n i co– noscono. A l l a poesia italiana verrà per la prima v o l t a da T r i e – ste la voce d i u n « uomo nuovo » . Trieste l o lascia poetare, e non se ne dà per intesa. Le patrie sono indifferenti, come la natura, a ciò che non serve ai l o r o fini. L ' o r a poetica d i Umberto Saba non coincide con l'ora storica della città, che è d i violenta l o t t a e d i tormentosa ansia, mentre l'estremo tentacolo del gigantismo germanico lavora a ingrandire i l suo p o r t o e cerca annegare i l sogno italiano dei c i t t a d i n i sotto l'irruente intraprendenza delle genti nordiche per effettuare i l loro sogno d'impero orientale. L a voce dei poeti giunge debole ormai alle coscienze cittadine agitate; perfino quella del roseo vecchio Cesare Rossi, che intesse un sonetto a ogni fatto d'arme della guerra d i T r i p o l i . Meno ancora d i Saba è ascoltato i l poeta cattolico L u i g i Crociato, d i origine slava, che con singolare v e r i t à e u m i l t à d i cuore stacca alcuni momenti sentimentali della v i t a quotidiana d i Trieste. M a i poeti sono ormai abituati a contentarsi d i tanto poca attenzione; ed egli è un'anima paziente, che impiegherà p o i quattordici anni a com– porre con r u t i l ì o d i vocabolario nella foga mistica la sua Tra– gedia Divina, vasto poema cristiano. C h i sentirà l o spasimo della città, alla v i g i l i a della guerra, tanto diverso dall'irredentismo industre e temporeggiatore d i solo pochi anni innanzi? C ' è u n baldanzoso che l o sente, u n

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