Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

i 4 4 S. Benco g r a t i triestini d'ingegno. C a n t ò Oberdan e v a g h e g g i ò la libera– zione d i Trieste, che egli immaginava allegra e squillante impre– sa garibaldina; la ricca onda dei versi palesava l ' i n n a m o r a t o del– l ' A r i o s t o , e la scioltezza e c o r d i a l i t à dell'eloquio l o distaccava dallo scolasticismo dei g i u l i a n i rimasti i n casa. M o r ì a soli c i n – q u a n t a n n i : due anni dopo, scoppiava la guerra invocata. A l t r i parecchi poetavano a Trieste i n sul finire d e l l ' O t t o – cento: u n romanziere come A l b e r t o Boccardi, una novelliera come Ida F i n z i ( H a y d é e ) e perfino I t a l o Svevo, da giovane, avevano la l o r o ora dello scrivere i n versi. Edoardo P o l l i stam– p ò l i b r i d i poesia per t u t t a la v i t a , d i soggetti v a r i , anche sto– rici, tenendosi tra i l carducciano e i l romantico; G i u l i o V e n – tura, uno degli amici d i Svevo, i n i z i ò i T r i e s t i n i a una colo- • rata poesia decadente, d i gusto eccentrico, u n poco da snob, prima d i darsi a una letteratura p i ù severa. T u t t i questi lette– r a t i e poeti s'incontravano nella v i l l a della signora Elisa T a - gliapietra-Cambon, figlia del dantista piranese. E l l a era una dolce signora e una dolce poetessa, ma diede poco d i suo alle stampe: nei p r i m i anni, vicina al padre, t e n t ò , perfino i metri danteschi: troppo f o r t i per l e i : meglio riesci nella poesia so– gnante dei postromantici, e infine i n u n ' i n t i m a poesia fami– liare, i n cui t r o v ò i l tono della sua mite natura. Elda Gianelli, i n quei convegni, era la migliore amica della padrona d i casa. Poetessa m o l t o apprezzata, e giusta– mente: Ì triestini avevano f a t t o del P i t t e r i , d i Cesare Rossi e della Gianelli la l o r o triade poetica. V i t t o r i a Aganoor le v o – leva bene come a sorella, e questo p u ò dare idea del tono eletto e delicato che ella manteneva nei versi. N o n v i b r a z i o n i t r o p p o f o r t i ; ma nemmeno freddezze e l a n g u o r i . E l l a era donna m o l t o intelligente, d i ameno e festevole spirito, e tanto garbata e ar– guta nello stile epistolare che m o l t i letterati i t a l i a n i del tempo amavano tenere corrispondenza con lei. Credo si debba rim– piangere che sieno andate, per l o r o comune accordo, distrutte le lettere che per quasi vent'anni, si scambiarono tra lei e A l – berto Cantoni, i l non facile umorista oggi t r o p p o dimenticato : forse era lì un piccolo Journal des Goncourt sui f a t t i letterari del giorno. I due scrittori, m a t u r i l ' u n o e l ' a l t r a , si confida– vano t u t t o , e non si videro mai. M e r i t o grande della Gianelli, collaboratrice dell' Indipendente e del Fanfulla della Domenica, fu l'aver p o t u t o diffondere una simpatia v i v a , non retorica, per Trieste, i n t u t t a la letteratura italiana del tempo.

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