Pègaso - anno V - n. 1 - gennaio 1933

R I C O R D O D I A U G U S T O M U R R I . F u razionalista, ateo, materialista? F u u n gran medico e una grande coscienza morale. Per l u i la medicina, p r i m a d i esser ragione, era fede. A l l a vecchia d i s t i n z i o n e f r a medici p r a t i c i e medici scienziati n o n ci credeva. Era c o n v i n t o che i l medico sarà t a n t o p i ù abile q u a n t o sarà p i ù vasta e p i ù seria la sua preparazione scientifica. L'osservazione clinica è ne– cessaria e d i fondamentale i m p o r t a n z a ma è m o l t o difficile : pochissimi sono i n grado d i veder bene e interpretar bene i s i n t o m i d i una m a l a t t i a . Occor– re perciò avere un'idea delle varie m a l a t t i e , occorre conoscere l ' a n a t o m i a p a t o l o g i c a ; e poiché u n ' a n o m a l i a n o n è concepibile se n o n i n relazione alla n o r m a , bisogna conoscere pure l ' a n a t o m i a normale microscopica e m a – croscopica e la fisiologia. U n a m a l a t t i a è u n fenomeno complesso che n o n si p u ò conoscere bene se n o n si decompone nei suoi elementi. A questo provvede la p a t o l o g i a sperimentale, che crea artificialmente le m a l a t t i e ne– g l i a n i m a l i e le s t u d i a . I l medico n o n dovrebbe ignorare n u l l a d i queste scienze e d i t u t t e quelle che possono avere relazione con l ' u o m o a m m a l a t o : t u t t e g l i posso– no servire per evitare e r r o r i e per arrivare alla verità. N o n è d e t t o però che g l i debbano senz'altro servire. Le vere difficoltà cominciano d a v a n t i a l m a – l a t o , perché allora si deve decidere se e i n che misura le n o z i o n i scientifiche sono a p p l i c a b i l i . P u r t r o p p o le scienze affini n o n possono f o r n i r e che ar– g o m e n t i d i analogia e i l medico n o n p u ò confondere l'analogia con l ' i d e n – t i t à , l ' i n d i z i o con la p r o v a . Per applicare a l l ' u o m o una nozione scientifica qualsiasi, occorre che tra la causa e l'effetto ci sia una relazione quasi i m – mediata. Così è lecito ammettere che la perdita d i calore d i u n m a l a t o d i – penda dalle differenze d i temperatura tra la sua pelle e l'ambiente, ma se dicessimo che, d i due m a l a t i , quello che perde p i ù calore è i l p i ù caldo n o n sempre avremmo ragione perché ci sono o r g a n i s m i con temperatura normale o i n f e r i o r e alla normale che possono perdere p i ù calore d i u n o che ha la febbre. L a cosa si spiega pensando che n e l l ' u o m o i n t e r v e n g o n o fenomeni b i o l o g i c i che n o n h a n n o m a i la semplicità dei fenomeni fisico– c h i m i c i . M u r r i ha visto che nemmeno è lecito sempre passare d a l l ' a n i m a l e a l – l ' u o m o . Così la distruzione d i una certa zona della corteccia cerebrale nel

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