Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
L'Andreana 713 -------------- --------------------- Una donna piuttosto pingue, di colorito bruno-verdastro, con palpebre violacee, sclerotiche gialle, qualche macchia bruna qua e là su la 1Pelledel collo : i capelli aveva radi e grigio-giallognoli e il ventre tumido e floscio su cui abbandonava in una tregua di stu– pore certe mani orribili, nere. Di sano, fra tanti colori malati e tanta bolsaggine non c'era che la dentatura, forte, quasi perfetta. A sentire che un Pagan era venuto a trovarla da Venezia com– prese e sorrise, poi divenne seria e scrutò in viso il bel giovane come per trovargli una somiglianza, un ricordo, un segno, una luce, qualcosa insomma che le pareva non ci fosse, e torse la bocca per di.spetto o disinteresse, ma spianò presto la fronte rassicurata dall'indiscutibile bellezza del giovane Pagan suo parente che salutò con un « caro d'a Dio» intelligibile appena. - Siora àmia, me conòssela ? Ma forse a siora àmia non piaceva di venire interpellata in dialetto da chi non usava il proprio dialetto : era come se la vecchia malata intuisse anche troppo bene che il dialetto doveva adescarla. - Fortunato Pagan, - disse finalmente in buon italiano, - tu sei Fortunato Pagan nativo di Chioggia, nato nel nostro ospitale ventidue anni fa, per consiglio della comare. Tu sei figlio del po– vero mio nipote Emanuele Pagan deceduto al suo paese da due settimane e quattro giorni, che fan bene diciotto giorni. Sei venuto a IPOrtarmi le notizie della morte del pare? Io, - continuò la vecchia, e alzava finalmente una di quelle mani orribili, nere, - io gli ho fatto dire una messa all'altare dei sardellanti. - Oh, - disse il marinaio fingendosi interessato, - i sardel– lanti hanno anche l'altare? - Il primo, a destra, entrando a San Domenico. Vi troverai l'immagine dii San Pio, ch'è il protettore dei sard'ellanti, e le messe, a questo altare, le pagano loro. - San Felice e San Fortunato, - prosegui timidamente il bel giovane fiutando che bisognava restare nel discorso dei santi; - siora àmia, San Felice e San Fortunato erano fratelli o cugini ? - Felice e Fortunato erano due amici che si sono « infradelai >> in viaggio. La loro festa è l'undici giugno: undici giugno, solo giorno dell'anno che il pescatore porta a spasso la sposa. Tacque, d'ecisa a 11011 dar nessun altro ragguaglio, e allora egli fu costretto a parlare del padre e della madre e poi dell'Anita e della conserva e delle grandi ipassività lasciate dalla buon'anima ed anche del pescivendolo Nondo eh~ aiutava come poteva le due donne sconsolate e piangenti. Quanto a lui non avrebbe fatto il pesciven– dolo perché s'era fidanzato con una ricca americana e sarebbe vis– suto-coi genitori della moglie a Cicago. La vecchia non dava peso a queste grandezze; era a Chioggia e non s'interessava a Oicago. Seguitava a guardare, nelle pause, BibliotecaGino Bianco
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