Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
712 M. Moretti Giacomo, a Chioggia. « Galletta Oipriotto, dietro San Giacomo ? >> ripeteva il ragazzo entusiasta. Ebbene, si chiede il permesso al comandante in seconda, sj dice che quella vecchia sta per morire, in poche ore si va e si viene col vaporetto, e la Mia Felice mai vista gli darà la carta da cento lire da cui dipende il suo avvenire. Quantò alla Mia Felice_, stabilì che l'avrebbe chiamata<< siora àmia >> (signora zia) che è anche un modo molto leggiadro di esprimersi con una persona d'età nel paese della zucca ba,llona (barucca). Il viaggio fu lento e monotono, a traverso isole addormentate e con una laguna magra che sco1priva lingue di terra qua e là, mo– strando chiaramente la linea del canale dove il vaporetto passava: e quando si raggiunse un famoso <<capitello>>sostenuto dai pali, una donnetta si segnò ed anche lui si segnò per aver la carta da cento. Questa volta non gli premeva di veder la città, di percorrerla tutta, d'a Vigo al Duomo, dalla Colonna alla Madonna, e non pensava di riassaggiare la zucca barucca o d'indulgere ai festoni di reti che ricorrevano sulle facciate delle case nelle calli laterali, a destra e a sinistra, e tanto meno di constatare se veramente le donne parlano con una cadenza diversa da quella degli uomini, perché le son molesine e hanno il vento sciroccale nelle ossa, e non era il caso d'entrare a bere un bicchiere di val d'oro o di raiboso, non più di un'ombra, a questo Caffè del Buso o a questa Sar– della Risorta, lui eh' era abituato al Florian. E come mai la ricca siora àmia abitava in una di queste callette sudicie, sterrate, e con l'inevitabile gàtolo, come la vedova d'un pesca.or? «.Siora àmia, siora Pagan ! >>.Il passaggio d'un bel marinaio in una cal– letta come questa, iperd'entesi nel ciabattio della Vena, doveva de– stare un certo interesse e far s1 che qualche viso terreo comparisse più su o più giù, di tra l'apertura di certe brache stese alla ro– vescia, oltre che stimolare tre o quattro donnette a condurre il bel giovanotto alla presenza di questa grande e ben conosciuta siora Pagan che non riceveva visite spesso. Quando egli penetrò in un corridoio dai muri tutti scrostati,. un odore strano gli giunse alle nari, di farina di lino e di valeriana, e allora capi che entrava in casa d'una mala.ta e che era più difficile chiedere a una malata una carta da cento. Siora Felice seduta in una poltrona, in una sa– letta da pranzo al primo piano, dalle 1pareti ingombre di ritratti e cose di stoffa e di carta, guardava il marinaio senza capire: e non capiva nemmeno perché l'avessero lasciata sola, per rispetto, con uno della Marina. - •Siora àmia, - cominciò Fortunato con un leggerissimo in– chino, - son venuo da Venezia a farghe visita perché mi- son Pagan come ela .... BibliotecaGino Bianco
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