Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

692 B. Tecchi Più arduo è il giudizio sul commento. Esso s'impone; a prima vista, come mole e erudizione. So bene che questa prima impressione, quasi tipografica, potrebbe esser fallace. E credo che molti let– tori, a chiusura di libro, avrebbero preferito che al ;Posto d'i tante citazioni bibliografiche, di così fitti riferimenti culturali, ci fosse stata una maggiore chiarezza e facilità nella spiegazione di concetti difficili. Ma era ciò possibile-? Potevasi eliminare ogni oscurità in un'opera come il Fa1ist, e dico specialmente del se– condo Faust? A me è successo che a una nuova lettura del com– mento, insieme con la trad!uzione, molte oscurità e incertezze sono cadute. Non tutte in verità: secondo me per esempio è rimasta qualche contradizione e oscurità nel modo di interpretare lo Spi– rito della Terra, che è uno dei concetti-cardiini del Faust; né mi persuade in tutto il «pessimismo>> che il Manacorda ved'e nel Fattst o almeno credo che egli vi insista eccessivamente, per volontà polemica contrapposta all'opinione comune sull'ottimismo goe– thiano; né mi è tutto chiaro il principio immanentistico nell'idea delle Madri ecc. Ma qui, coi concetti di trascendenza e di imma– nenza, si entra nella parte più viva del commento, nel punto di vista personale di Manacorda. E mi sia permesso di dire pacatamente la mia opinione. Fin d'alle prime pagine del commento ho avuto l'impressione che la posizione polemica di Manacorda davanti al Faust, la sua posizione cioè di cristiano dli cattolico di trascendentalista, se po– teva portare il pericolo di incom[>rensioni, di limitazioni e altri inconvenienti, ei;;saavesse anche molti vantaggi e fosse in qualche modo felice. Come è possibile, si dirà, che per un interprete sia un vantaggio l'esser distante dalle idee del suo autore? o non sarà piuttosto questo un impedimento a sentire l'opera d'arte? Grave obbiezione, lo so, e credo bene che alcune delle non lievi pecche della traduzione abbiano anche quest'origine. Ma a [>arte il fatto che il iManacord'a ha cercato di accostarsi, ogni volta che ha potuto, alla poesia del Faust superando le barriere ideologiche nell'esegesi critica, la posizione polemica di lui mi pare che gli abbia portato dei vantaggi, non solo salvandolo da ogni semplicismo e enfasi, ma anche fornendogli una guida. Proprio la conoscenza che egli ha d~lla mistica medioevale moderna, delle scritture sacre e dell'apologetica e· in generale della :filosofia, gli ha fatto mettere a fuoco i centri vitali e fondamentali d'el Faiist, gli ha fatto toccare i gangli più sen– sibili e delicati e scoprire le questioni 1Piùardue. Si è formata così pagina per pagina, quella che è forse la parte più personale e singo– lare di questo commento: una specie dli via intellettuale, ottenuta per demarcazioni sottili ma chiare, a intendere il poema, sopratutto a discriminare quelle che sarebbero state le simpatie del commen– tatore, cristiane e cattoliche, che da altri furono malamente attri- BibliotecaGino Bianco

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