Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
L' annata- goethiana in Italia 691 tradotta, dai libri di Verità e poesia o dell'Epistolario o d'a altre opere, testimonianze sulla vita del poeta. Ma le sue traduzioni mi lasciano perplesso: sopratutto per l'andamento prosastico amu– ,sicale, senza rime ... , mentre ritmo, rima, musica hanno co~e è ri– saputo, importanza enorme in Goethe. Come si fa, per' esem,rpio,a tradurre senza rima la famosa Roeslein, Roeslein rot, che è tutta grazia, levità e birichineria musicale ? Ne vengon fuori versi come questi: « non la soccorse alcun dolore o grido, - ma dovette ugual– mente soffrire)). Col Faust di Manacorda siamo al lavoro più importante ap– parso ,da noi in quest'anno goethiano. Dare un giudizio su que– sti dlue volumi del Manacorda che non sia generico, e cioè di– scutere sulle singole parti della sua fatica, non è facile. Limitandomi ad alcune osservazioni e a,sserzioni, come esige il carattere di questa mia rassegna, dirò che se mi si costringesse a scegliere, preferirei la parte critica a quella poetica, cioè il commento alla traduzione, ma sopratutto mi premerebbe dire che nella versione è da distin– guere la prosa dai versi. I versi del Manacorda non sono belli, sia detto ,senza ambagi ; passabili quelli di argomento idillico e poipo– laresco. !Ma la prosa della traduzione, consid'erata come opera unitaria e non come saggio di singoli brani per i quali si potrà preferire qualche altra prova, è la migliore che finora, del F'aust, abbiamo. Assai ineguale : buona in molte parti, intelligente e aderente, ca– pace di rendere anche la musica, ora tutta semplicità e freschezza ora tutta complicata armonia, dei versi dli Goethe, essa si fa spesso sorda, irta, preoccupata assai più di dare esattamente, anzi con una specie di puntualità cruda e quasi ostile, la parte concettua,le della composizione che la plasticità della poesia. Anche qui dun– que sara,nno da preferire le parti idilliche e sentimenta-li e «umane>>, a quelle dove i concetti hanno maggior rilievo : eppure se c'era un traduttore adlatto, per mentalità e per preparazione ·dli studi, a rigirarsi bene tra, le idee e i simboli, questi sembrava essere il Manacorda; né infatti vanno dimenticati, per esempio, la cura e l'interesse con cui egli ha tradotto, nel secondo F'aiist, la discesa alle Madri. Ma in generale l'esattezza concettuale, la puntualità d'el gergo :filosofico, se dà chia-rezza all'espressione e ali– mento all'esegesi critica, non giova alla fluidità e alla bellezza della traduzio;ne. Chi vuole dunque trovare i momenti migliori di Manacorda traduttore, legga non solo F'uori Porta, Studio (I) nel primo F'aust, Baiwi e F'ilernone nel secondo, ma specialmente Giar– d'i'nodi Marta e Carcere, con la fine di Margherita. Tutto il dramma dli Maro-herita è stato tradotto bene, ma specialmente quelle due o • . scene sono state sentite dal Manacorda con commozione, con sim- patia vera, con felicità d'interprete. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy