Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

688 B. Tecchi sforzo di dare in poche pagine quanto più sia possibile di Goethe, e non vedo come si sarebbero potute mettere più cose in sì breve sipazio. ,Ma forse nuoce al volume il carattere di compromesso, - che penso sia stato imposto all'autore da circostanze esterne, - tra l'opportunità di dare un libro di divulgazj_one su Goethe e la vo– lontà di scrivere uno studio serio con procedimenti interni o ideo– logici. Se io non mi sbaglio, lo Zamboni è natura di studiioso (scolaro di Manacorda e coadiutore di lui per ricerche erudite sul Faust), fatto più per le idee che per la valutazione estetica dei fatti d!'arte, e cioè dei risultati poetici. Se così è, quelle id'ee generali che egli accortamente .svolge nel ,mo volumetto con un gusto un po' troppo schematico, avrebbero potuto prender corpo e sostanza se fosse stato permesso all'autore, anziché di enunciarle, di farle scaturire vive dall'esame particolareggiato della vita di Goethe e ancor più dai suoi libri. Così come sono, esse corrono il pericolo di apparire in un tono, sì, giusto e OPII)Ortuno,ma un po' risruputo. Tuttavia dal breve volume, anche cosi costretto, è venuto fuori, per l'ottima cono– scenza che l'autore ha della materia, una, specie di chiaro paradigma sipirituale dei diversi stati d'animo e di pensiero attraverso i quali l'ascesa di Goethe si compì. Voglio anzi dire che su alcunj punti lo Zamboni ha opportunamente insistito, per esempio .sull'importanza che nei primi anni di Lipsia ebbe per Goethe la conoscenza di Oeser, maestro ,di Winckelmann, e sul fatto che il viaggio in Italia fu una conclusione, un chiarimento di tendenze già latenti.in Goethe piut– tosto che un principio e una scoiperta impr ovvisa. N on sono cose nuove, anzi già da tempo acquisite dalla critica, ma la chiarezza e la coscienziosità con cui son ripetute, non dispiacciono. Il « polarismo )), cioè la ricchezza prodigiosa di motivi e di forze nettamente divergenti, che poi ,si riconciliano nel miracolo del– l'arte, è il famoso punto sul quale ha tanto insistito la critica te– desca. Ma fra le molte coppie di tend'enze «polari>>, che si possono riscontrare in Goethe, nessuna mi ha forse coìipito più di questa : la soggettività delle passioni, l'invadenza quasi egocentrica, la rispon– denza esatta di ogni momento della vita del poeta nella sua arte, e insieme una costante forza d'equilibrio, una prodigiosa facoltà di obbiettivare, quasi con l'occhio d'el naturalista e dello scienziato. So benissimo di non dire anche con ciò nulla di nuovo: soltanto vorrei ricordare come questa impressione si abbia in ogni opera di Goethe e in maniera suprema nei. suoi caipolavori: anche in quel capolavoro della giovinezza in cui parrebbe a prima vista aver solo dominio la soggettività delle passioni, lo St1irm individualistico, cioè nel W erther. La chiara, pacata, assai bella traduzione del Bor– gese, che uscì due anni fa nella collezione Mondadori ma che in quest'anno goethiano ipuò ritenersi ancora d'attualità, contribuisce a dare l' impressione delle enormi forze dJ' equilibrio che sosten- BibliotecaGino Bianco

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